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“Aumento Iva o patrimoniale inevitabili per calare il debito”. L’analisi economica

Aumento dell’Iva o tassa patrimoniale: il governo smentisce entrambe le ipotesi, ma sono sempre di più i tecnici e gli osservatori che considerano inevitabile almeno una delle due opzioni per tenere sotto controllo un debito destinato a crescere ulteriormente dopo le scelte economiche in sede di Manovra e Def. I recenti rialzi dello spread “al momento non preoccupano”, ma i n questa fase di tensioni commerciali sarebbe “prudente” che il governo italiano evitasse esternazioni che concorrono a creare instabilità sui mercati. E’ quanto sottolinea con l’Adnkronos Carlo Altomonte, professore associato di Economia dell’integrazione europea alla Bocconi, sottolineando inoltre che senza i rialzi Iva il debito non calerà e l’unica valida alternativa per assicurarne la discesa sarebbe una “patrimoniale”.

“L’Italia è sicuramente uno dei fattori di rischio dello scenario macroeconomico globale come dice anche il Fondo monetario internazionale”, sottolinea. “In una fase di risk on sui mercati con le banche centrali accomodanti e un ordine del commercio internazionale preservato l’Italia tra beneficio perché i titoli hanno un buon rendimento e lo spread resta sotto i 250 punti”. Ma, avverte, “se invece il mercato, come adesso, inizia a virare verso uno scenario risk off con la guerra dei dazi e le tensioni in Medio Oriente, il mercato decide di abbandonare il rischio ed immediatamente lo spread supera la soglia critica e si riporta sopra i 280 punti perché le tensioni esterne alimentano il rischio Italia”. “E’ quindi evidente che in questa situazione in cui viene meno la compiacenza dei mercati bisogna stare più attenti e più cauti nelle dichiarazioni”.

In ogni caso, secondo l’economista, fino alle elezioni europee del 26 maggio l’Italia è al riparo dalle tempeste economiche. “Non penso che la situazione esploda prima delle elezioni europee – spiega Altomonte – perché nessuno prende posizioni prima delle elezioni. non c’è un chiaro segnale di sell off, siamo di fronte a poche transazioni e pochi volumi, la liquidità su titoli italiani è bassa, lo spread sale ma niente di strutturale e quindi di preoccupante”.

Ma questa fase di momentanea calma sui mercati è dovuta al fatto che “il Def pubblicato dal governo ad aprile fa un’operazione-verità sui conti: dimostra che il debito cala anche con una crescita bassa perché il documento ingloba il rialzo dell’Iva”, sottolinea Altomonte, osservando che proprio alla luce di questo aspetto l’agenzia di rating S&P ha lasciato invariato il rating sull’Italia.

Ma, avverte, “nel momento in cui non si aumenta l’Iva non esiste nessuna manovra che a parità di deficit non aumenti il debito”. Ne consegue che “a settembre il governo si troverà davanti a un bivio, a una scelta politica o rialzare l’impiosta e tenere sotto controllo il debito-pil o disattendere gli impegni sui conti con tutti i rischi annessi”. Trovare misure alternative? “E’ possibile – conclude l’economista – ma non in termini di tagli della spesa perché non è rapporto 1 a 1 e quindi servirebbero risparmi superiori ai 23 mld di clausole Iva o interventi fiscali a pari gettito come l’ipotesi di una patrimoniale”.

In collaborazione con Adnkronos