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Banco Desio, piano strategico su digitale e risparmio gestito

L’anima rimane quella di una banca vicina al territorio e legata a una clientela tradizionale fatta da privati e Pmi. Ma a centodieci anni esatti dalla sua nascita, Banco Desio gioca la carta del rinnovamento. E abbraccia la sfida digitale, mettendo in pista un nuovo piano industriale che è destinato a trasformare in profondità il modello di servizio, pur mantenendo l’identità di fondo. «Dobbiamo cambiare pelle – dice senza mezzi termini il presidente della banca brianzola, Stefano Lado -. Abbiamo davanti un percorso di rinnovamento necessario per tenere il passo con le sfide del mercato e dei cambiamenti in atto».

Nata come Cassa rurale nel 1909, oggi Banco Desio è una delle poche realtà bancarie italiane quotate a far capo a gruppi familiari, ovvero i Gavazzi e i Lado, che controllano il gruppo al 72,56% in gran parte tramite la holding Brianza Unione. «Siamo una banca a trazione familiare – sottolinea Lado -, un istituto che ha sempre agito con prudenza ed è sempre rimasto agganciato alla sua tradizione». Questo approccio conservativo ha consentito di affrontare senza affanni una fase complicata per il settore come quella recente, pur senza ricorrere ad aumenti di capitale e anzi trovando la forza per fare un’acquisizione nel 2014, l'allora commissariata Banca Popolare di Spoleto.

«Ora però guardiamo alla nuova fase, dal 2020 al 2023, consapevoli che dobbiamo prendere in mano la sfida della digitalizzazione – evidenzia Lado -. Anche perchè «in prospettiva non avrà più senso dire “quante filiali ha una banca”, ma è importante vedere il numero dei clienti in una filiale e la loro redditività». La strategia operativa per il cambiamento è chiara nella testa dei vertici rappresentati, oltre che da Lado, anche dal direttore generale Angelo Antoniazzi. «Siamo una banca fortemente radicata nel territorio con le nostre filiali, ma questo non significa ignorare l’evoluzione tecnologica che sta sempre più coinvolgendo il nostro settore». «Nel nostro caso sarà opportuna una riconversione dei ruoli di alcuni dipendenti, dovremo spostare il baricentro della raccolta verso il gestito, aumentare l’offerta di consulenza magari attraverso anche collaborazione con le Fintech» spiega Lado.

Il nuovo piano industriale
L’incarico dato a Boston Consulting è appena partito e i lavori sono in corso. Servirà attendere fino ad aprile 2020 per avere il quadro più completo. Realistico che il cantiere serva ad accendere il radar su una serie di segmenti ad alta redditività, a partire da quello della bancassicurazione, su cui la banca intende crescere. Ma anche «sull’intero comparto del risparmio gestito nelle sue componenti di servizio private, affluent» dove la banca punta a svilupparsi in linea con altri competitor. L’impegno, spiega il banchiere, è concentrato anche nella direzione del rafforzamento del credito al settore agrario e nell’area della cessione del quinto, segmento che si prospetta più interessante per le banche complice la riduzione dell’assorbimento di capitale regolamentare e dove la banca già opera con la controllata Fides. Inoltre l’istituto lombardo vuole accelerare sul fronte del factoring, così da aiutare a migliorare la gestione del circolante delle imprese clienti.

Il cambio di passo ovviamente non potrà non interessare la struttura della banca e le risorse umane, oltre 2.200 dipendenti, che rimangono un valore riconosciuto dalla clientela ma su cui deve necessariamente innestarsi «un ringiovanimento e devono essere introdotte nuove competenze» aggiunge Lado.

Le sfide della concorrenza del resto sono note. In uno scenario di tassi negativi, serve trovare altre strade per sostenere i ricavi e mantenere una redditività che non è mai mancata, in casa Banco Desio. Il gruppo continua a distribuire dividendi ai suoi azionisti, dando soddisfazioni anche in anni complicati per il settore del credito come quelli recenti. L’approvazione del piano avverrà peraltro in coincidenza con il rinnovo del Consiglio della banca. L’assemblea dell’aprile 2017 del resto è stata l’occasione per un importante passaggio di testimone dall’allora presidente uscente, l’ingegner Agostino Gavazzi, all’attuale presidente, Stefano Lado, avvocato-banchiere che già ricopriva lo stesso incarico all’interno della controllata Banca Popolare di Spoleto. È la conferma di una continuità, pur nell’alternanza, tra le famiglie Gavazzi e Lado, in un percorso che nel corso del tempo ha visto l’avvicendamento delle diverse generazioni: da Pietro Gavazzi (presidente dal 1959) a Ignazio Lado (in carica dal 1982), fino ad Agostino Gavazzi (nominato nel 2002) e, dal 2017 appunto, a Stefano Lado.

La rete distributiva
L’efficientamento interesserà anche la rete distributiva del gruppo, che a fine giugno contava 264 filiali, di cui 146 della capogruppo Banco di Desio e della Brianza e 118 della controllata Banca Popolare di Spoleto.La razionalizzazione della rete è già in atto, come dimostra la chiusura di 6 filiali nel 2019, ma non si esclude l’apertura di nuove filiali «come abbiamo fatto ultimamente a Fano e Pisa, mentre stiamo studiando nuove prospettive di ampliamento anche in altre regioni». Oggi il gruppo Banco Desio è presente nel Nord Italia in 10 regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Liguria, Umbria, Lazio, Toscana, Marche ed Abruzzo). E da luglio la Spoleto è stata incorporata per fusione nel Banco Desio, così «d’ora in poi esisterà una sola banca, il gruppo Banco Desio». Il brand Banca Popolare di Spoleto conserverà le sue insegne in Umbria, anche per mantenere il legame col territorio di riferimento. «L’economia umbra cresce a un ritmo modesto – dice Lado -. La regione è stata uno dei territori più colpiti dalla crisi, e ancora oggi sta soffrendo: noi, dal nostro canto, vogliamo contribuire alla crescita cercando di trovare le migliori soluzioni per cittadini e imprese». Va detto che nel suo complesso la qualità del credito nella regione è migliorata e l’incidenza dello stock di partite anomale è diminuita a ritmi sostenuti (al 16,8% dal 23,4% a fine 2017) per l’intensificarsi delle operazioni di cessione delle sofferenze. Nel 2018 i depositi bancari di imprese e famiglie residenti in Umbria non sono cresciuti: la dinamica è diventata negativa per le aziende, dopo un quadriennio di forte sviluppo legato alle disponibilità liquide. E i depositi delle famiglie hanno continuato a crescere ma a ritmi più contenuti. Nel frattempo le banche presenti nella regione continuano il ridimensionamento della rete territoriale (-27 sportelli/anno), in funzione dello sviluppo dei canali innovativi di contatto con la clientela e degli strumenti di pagamento alternativi al contante, la cui diffusione in Umbria è comunque inferiore rispetto al resto del paese.