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Condono cartelle, Bevilacqua: “Misura sociale dubbia e meno che mai economicamente proattiva”

“Più che misura sociale oggi quantomai necessaria e tantomeno condono, che presupporrebbe sostanziali benefici ai cittadini contribuenti, così com’è strutturata la misura sembra ‘sistemare’, più agevolmente, di come altrimenti si sarebbe dovuto fare, una situazione concreta: l’inesigibilità di fatto di molte posizioni, facendola passare come favore ai piccoli contribuenti”. È quanto afferma Nunzio Bevilacqua giurista di impresa, commentando l’annullamento, previsto dal Dl Sostegni, dei debiti affidati all’Agenzia delle entrate-Riscossione, nel periodo 2000-2010, il cui importo residuo rientra nella soglia di 5 mila euro, per i contribuenti che hanno percepito, nell’anno d’imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30mila euro.

“In primis – spiega Bevilacqua – il non arrivare all’anno di imposta 2015, fermandosi al lontano 2010, fa percepire l’intenzione di voler recuperare ciò che ancora lo sia anche dai piccoli contribuenti under 30mila euro che, con la situazione Covid, avranno anche aggravato la loro posizione. In secundis la doppia limitazione del reddito e dell’importo fino al 2010 fa comprendere, in modo abbastanza palmare, la grande occasione, non per il cittadino, di eliminare i molti crediti non più esigibili con una procedura molto più semplice di quella prevista per l’Amministrazione”.

A chi, per giustificare l’efficacia della misura, sostiene l’assunto che una parte della cartelle abbiano ancora possibilità di riscossione per il solo fatto che siano state rateizzate, Bevilacqua ribatte che “si tratta di un assioma facilmente superabile in un momento di crisi economica che sta portando a serrate e fallimenti, e quindi a sempre più frequenti impossibilità sopravvenute di onorare gli impegni presi, proprio per quelle fasce medio-basse della popolazione”.

Per il giurista “se si volesse davvero venire incontro alle esigenze dei cittadini, come sostenuto, anche con le limitazioni di importi globali in sommatoria per singolo contribuente, si dovrebbe non solo arrivare almeno al 2015 ma prevedere importi maggiori per talune causali commerciali e persone operanti in comparti particolarmente colpiti dalla crisi Covid-19, a prescindere dal generico dato Irpef che, certamente orientando, dovrebbe essere soggetto a dei correttivi di categoria per non diventare distorsivo”.

Nell’attuale scenario Bevilacqua, per aiutare partite iva e professionisti, propone di “intervenire in maniera equa ma graduale ed organica, non solo attraverso  forme ‘semplici’ semi-sussistenziali per i super minimi under 30mila, ma anche proattivamente, in forma contributivo-previdenziale fino alla soglia dei 65mila con il regime dei forfettizzati”. In quest’ultimo caso la proposta del giurista prevede di agire a favore degli autonomi e dei professionisti, “colmando con fondi statali l’intera quota di previdenza obbligatoria minima, quindi quella quota fissa non derivante dai redditi prodotti nell’anno in corso, alleggerendo in parte gli oneri di gestione di categorie, oggi letteralmente soffocate, e liberando auspicabilmente, anche indirettamente un po’ di consumi utili per la ripresa”.