“Un primo passo che va nella giusta direzione”: queste le parole usate dal Ministro dell’Economia Gualtieri nel giorno dell’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati sull’annunciato taglio del cuneo fiscale.
Un tassello di una “riforma complessiva in particolare dell’Irpef” per un sistema fiscale “più equo”, ha voluto sottolineare subito dopo il Premier Conte per inaugurare il “cantiere” virtuale che il Governo intende avviare, anche con una certa urgenza.
La riforma, ha specificato, “è fondamentale per semplificare il nostro sistema tributario e ridurre il carico fiscale sulle famiglie, i lavoratori e i pensionati. Coinvolgeremo in questo piano di riforma fiscale anche i pensionati”. “L’obiettivo – ha spiegato – è restituire sicurezza economica ai lavoratori e alle famiglie, rendendo più equo il sistema tributario. Nella legge di bilancio abbiamo destinato 3 miliardi di euro per il 2020, che crescono fino a 5 miliardi di euro a partire dal 2021, allo scopo di ridurre il cuneo fiscale interamente a beneficio dei lavoratori. A dispetto di quanto una certa propaganda ha sostenuto, questa misura è la prova che la nostra manovra economica riduce davvero le tasse per famiglie e lavoratori”.
LA COPERTA CORTA – Sindacati piuttosto soddisfatti e “operazione taglio” dunque ufficialmente al via anche se come sempre c’è da fare i conti con la solita coperta troppo corta. Esiguo, infatti, il tesoretto di risorse da distribuire: 3 miliardi quest’anno e 5 miliardi nel 2021.
Da luglio, comunque, buste paga più pesanti per 16 milioni di lavoratori dipendenti con redditi tra gli 8mila e i 40mila euro: 4,3 milioni di lavoratori in più rispetto alla platea del bonus Renzi, con miglioramenti da 1.200 euro a 192 euro l’anno, che, tradotto, significa da 100 a 16 euro netti in più al mese.
PER MOLTI MA NON PER TUTTI – Addirittura negato ai 4 milioni di lavoratori poveri e incapienti (sotto gli 8.200 euro di reddito annuo), a gioire saranno i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 28mila euro l’anno: per loro un aumento in busta paga di circa 100 euro al mese a partire da luglio. Andrà decisamente peggio ai lavoratori dipendenti che guadagnano 39mila euro lordi l’anno: per loro il taglio si tradurrà in 16 euro in più al mese, o se preferite, 53 centesimi al giorno. Neanche un caffè, fanno notare i più critici sul provvedimento.
Chi prende gli 80 euro dal 2014 arriverà a quota 100: 20 euro in più. I redditi tra 24.600 e 26.600 euro passeranno a 100 euro puliti al mese. Cosi fino a 28 mila euro di reddito. Da questa soglia in poi, partirà un meccanismo di “décalage” e il bonus – ovvero il credito di imposta – si trasformerà in detrazione e andrà progressivamente a calare:
A partire dai 34 mila euro, il taglio del cuneo si tradurrà in un beneficio sotto i mille euro annui.