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Fisco, la beffa dei due anni in più per gli accertamenti. Ad aprile si cambia?

Nel decreto Cura Italia, con cui il governo ha messo in campo le misure fiscali, di sostegno alle famiglie e di sostegno alle imprese, ha fatto parecchio discutere una norma relativa al campo fiscale.

Il provvedimento, a fronte di una sospensione di soli due mesi di tutte le attività di riscossione dell’Agenzia, concede agli uomini del fisco una estensione di due anni (da 5 a 7) dell’attività di caccia agli evasori fiscali. Vengono dunque prorogati di due anni i termini di accertamento e prescrizione (in deroga all’articolo 3 comma 3 dello Statuto del Contribuente, quindi con effetto retroattivo) applicando di netto l’articolo 12 del Decreto 159/2015 che dispone “misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione”.

In particolare, secondo quell’articolo “i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici degli enti impositori, degli enti previdenziali e assistenziali e degli agenti della riscossione aventi sede nei territori dei Comuni colpiti dagli eventi eccezionali per i quali è stata disposta la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari, che scadono entro il 31 dicembre dell’anno o degli anni durante i quali si verifica la sospensione, sono prorogati, in deroga alle disposizioni, fino al 31 dicembre del secondo anno successivo alla fine del periodo di sospensione”.

Di fatto il fisco ha così tempo fino al 2022 per effettuare controlli, accertamento, riscossione e contenzioso nei confronti di un contribuente che, alla fine del 2020, poteva considerare chiuso il ciclo di controlli per imposte relative all’anno 2015. Di fatto la prescrizione relativa agli accertamenti, che normalmente è quinquennale, potrà arrivare fino a sette anni.

Fonti dell’Agenzia delle Entrate negano che il fisco voglia accanirsi con i contribuenti alle prese con problemi tributari, parlando di semplice “rinvio tecnico”.

Di certo la questione ha sollevato dubbi trasversalmente, in tutte le forze politiche. E a questo punto è possibile, se non probabile, che sia modificato in sede di conversione parlamentare del decreto, oppure con il secondo provvedimento atteso per aprile. In quell’occasione saranno con tutta probabilità ulteriormente prolungati i termini per il versamento delle imposte, ora fissati a fine maggio.