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Serie A, per la ripresa il rebus del protocollo sanitario sui match

La ripresa della Serie A resta in bilico tra esigenze finanziarie e l’approvazione di protocolli sanitari su allenamenti e partite a prova di contagio. Il ministero dello Sport, dopo un convulso weekend in cui è stato scavalcato dai Governatori regionali e dal Viminale, solo nella mattinata del 4 maggio ha pubblicato 32 pagine con le linee guida per la graduale ripresa degli allenamenti individuali degli atleti (si va dalle norme igieniche agli ingressi scaglionati nei luoghi in cui si svolge l’attività).

Allenamenti individuali possibili
Nel corso della giornata di domenica 3 maggio del resto si erano susseguite accelerazioni e frenate istituzionali. A dare il via libera agli allenamenti individuali anche per gli sport di squadra è stata una circolare del ministero dell’Interno, che a mezzogiorno ha messo fine allo stillicidio di ordinanze permissive delle Regioni.Tra venerdì 1° maggio e sabato 2 maggio per il Governo si era infatti aperto il fronte “interno” delle ordinanze regionali con cui Governatori di area Pd appartenenti alla maggioranza hanno autonomamente aperto agli allenamenti. Il primo è stato il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ha firmato un’ordinanza che, nel rispetto del «distanziamento sociale», per consentire ai calciatori di Bologna, Sassuolo, Parma e Spal (le ultime due squadre sono più restie per ora) di tornare ad allenarsi individualmente nei loro centri sportivi. Anche il governatore campano, Vincenzo De Luca, ha dato semaforo verde agli allenamenti individuali del Napoli, grazie al parere dell’Unità di Crisi Regionale, e alla lista si sono subito aggiunge il Lazio e la Sardegna.

Il no del ministro
Una beffa per Spadafora che nella serata di domenica 3 maggio ha affidato alla sua pagina Facebook (e alle maiuscole) tutta la sua frustrazione (sfociata quasi nelle dimissioni): «Leggo cose strane in giro ma nulla è cambiato rispetto a quanto ho sempre detto sul Calcio: gli allenamenti delle squadre non riprenderanno prima del 18 maggio e della ripresa del Campionato per ora non se ne parla proprio. Ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto!».

Il Comitato tecnico scientifico
Dopo il confronto col ministro dello Sport, Spadafora, anche il Comitato tecnico-scientifico ha dunque dato l’ok alla possibilità di allenamenti individuali anche per gli atleti di sport di squadra . Resta ferma, per ora, l’indicazione di Spadafora sull’esito di quello che dovrà essere il successivo confronto tra lo stesso Comitato tecnico-scientifico governativo e gli esperti della Figc per valutare la seconda fase della preparazione sugli allenamenti di gruppo («se ci sarà un accordo tra Cts e Figc allora si potrà riprendere con gli allenamenti e di conseguenza anche per la ripresa del campionato si aprirebbe uno spiraglio importante; diversamente, in caso di mancato accordo, il governo chiuderà la stagione per emergenza sanitaria»). La sensazione generalizzata è che ottenere il lasciapassare non sarà affatto semplice a meno che non intervenga, palesando una diversa volontà politica fin qui solo sussurrata, il premier Giuseppe Conte in persona.

Il protocollo sulle partite
Il vero nodo peraltro riguarda il protocollo sanitario relativo alle 124 partite ancora da disputare (dai trasporti alla logistica) e le conseguenti responsabilità in caso di contagio. Un documento che ancora non risulta essere stato presentato né al ministro Spadafora nè agli organi tecnici di Palazzo Chigi. La notizia giunta venerdì 1° maggio dalla Germania sulla positività di tre calciatori del Colonia testati prima del completo riavvio delle sedute di allenamento non ha certo migliorato le cose. Uno degli spetti più discussi del protocollo messo a punto dalla commissione federale riguarda proprio la gestione di eventuali nuovi contagi. Un’ulteriore stretta con una quarantena imposta a tutta la squadra (anziché al singolo atleta trovato positivo con previsto dal protocollo adottato in Germania), pur giustificata dalla necessità di contenere la diffusione del virus, potrebbe bloccare (definitivamente) il torneo, impedendo il completamento della stagione 2019/20 e con conseguenze legali tutte da verificare.

Diritti tv e prestiti-ponte
La ripartenza del campionato e il suo completamento sono condizioni imprescindibili per risolvere senza problemi la questione dei diritti tv. L’assemblea della Lega di Serie A nell’ultima riunione del 1° maggio ha ribadito all’unanimità di voler giocare e di non voler concedere sconti ai titolari dei diritti tv, sia per questa stagione che per la prossima (rispetto alla quale Sky ha chiesto, invece, una riduzione fra il 15 e il 18%, pari a un minimo di 120 milioni). Venerdì scorso Sky, Dazn e Img (agenzia Usa titolare dei diritti esteri), più gli altri soggetti che hanno acquisito pacchetti minori, avrebbero dovuto versare l’ultima rata stagione pari a 230 milioni. In realtà Dazn, la piattaforma di Perform, ha avanzato una nuova proposta di dilazione per pagare il 50% del dovuto entro il 15 giugno e l'altro 50% entro la metà di luglio, sempre che si riprenda il campionato.

Img aveva già chiesto di posticipare invece di due mesi i pagamenti, versando le due ultime rate insieme il 1° maggio 2020. Da Sky viene confermata la volontà di perseguire un dialogo costruttivo per trovare una soluzione e domani alla riapertura degli uffici è probabile che i vertici della pay-tv e della Lega riprendano il filo del discorso.

Prestiti-ponte
Intanto sui tavoli del presidente Paolo Dal Pino e dall'ad Luigi De Siervo sono stati recapitati da 4-5 soggetti finanziari di rilevanza internazionale, tra cui il fondo di private equity Blackstone (come anticipato dal Sole 24 ore Ore del 1° maggio), offerte di prestiti per i club che dovessero avere un fabbisogno finanziario in questa delicata fase. La Lega valuterà e convoglierà le proposte più convenienti, ma saranno i singoli club a scegliere se sottoscrivere o meno eventuali prestiti-ponte. C’è da dire che la maggior parte delle società hanno già incassato nei mesi scorsi la rata di maggio aderendo a operazioni di factoring. Il problema perciò si pone soprattutto per l’incertezza che verrebbe a determinarsi sui futuri incassi qualora si scatenasse un contenzioso legale, dai tempi non certo brevi, con gli attuali broadcaster e intermediari.