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Taglio cuneo fiscale e aumento in busta paga: istruzioni Inps

Il taglio del cuneo fiscale, con relativo aumento del netto in busta paga, è fin dall’inizio della legislatura uno dei cavalli di battaglia della nuova maggioranza Pd-M5s per tagliare le tasse nell’ambito della legge di Bilancio 2020.

Il trattamento integrativo che ne deriva deriva è riconosciuto direttamente dal sostituto di imposta (che può essere l’INPS, l’impresa o altro datore di lavoro dipendente), tenuto a versarlo in via automatica e senza richiesta da parte del lavoratore. Quest’ultimo deve però informarlo tempestivamente se non possiede o perde i requisiti richiesti.

Le regole per applicare correttamente il beneficio fiscale in busta paga, a partire dalle retribuzioni e dai trattamenti di luglio, sono contenute nella circolare Inps 96/2020.

Buste paga più pesanti
In base a quanto previsto in Manovra, a partire da luglio, ai dipendenti pubblici e privati che già lo percepivano viene riconosciuto un bonus maggiore, frutto del maggiore taglio del cuneo fiscale e dell’incremento del bonus Renzi.
Per l’importo del bonus vengono considerati i giorni di lavoro effettivi e, dal momento che dipende dal reddito, se si percepiscono altri redditi oltre a quello da lavoro dipendente – un altro lavoro o un reddito da locazione ad esempio – bisogna prestare molta attenzione perché in fase di conguaglio per la dichiarazione dei redditi si potrebbe essere costretti a restituirlo.
Per il 2020, essendo partito dal primo luglio, la somma totale annua sarà di 600 euro, che salgono 1200 euro nel 2021. Per i redditi da 28mila a 40mila euro, con diversi scaglioni, c’è un ulteriore beneficio ma solo per il secondo semestre 2020.

Attenzione: il trattamento integrativo spetta anche ai dipendenti che fruiscono della cassa integrazione Covid 19, anche se l’imposta lorda è di importo inferiore alle detrazioni da lavoro. Come detto, l’impresa o comunque il datore di lavoro versano il contributo addizionale direttamente nella busta paga, senza bisogno di adempimenti da parte dl dipendente o collaboratore. Recupererà poi la somma erogata usandola in compensazione tramite il modello F24.

Importi
il taglio del cuneo è pari a 100 euro per redditi fino a 28mila euro (sottraendo l’eventuale bonus Renzi), mentre scende dopo i 28mila euro fino ad azzerarsi a quota 40mila euro di reddito. Sopra i 28mila euro, si calcola nel seguente modo.

Fino a 35mila euro: a 480 euro si somma il prodotto tra 120 e l’importo corrispondente al rapporto tra 35mila, diminuito del reddito complessivo, e 7mila euro.
Fra 35 e 40mila euro: 480 euro per la parte corrispondente al rapporto tra 40mila, diminuito del reddito complessivo, e 5mila.

L’aumento dello stipendio netto è intorno ai 90 euro fra i 28mila e i 31mila euro, scende intorno a 80 euro fra i 31mila e i 35mila euro, sopra questa cifra si abbassa con un progressione più veloce fino ad azzerarsi a quota 40mila.

Trattamenti INPS
Ci sono poi categorie di lavoratori ai quali il trattamento integrativo è pagato direttamente dall’INPS, come i percettori di ammortizzatori sociali. Nel dettaglio: NASpI, DIS-COLL, disoccupazione agricola (DS AGRI), assegni integrativi della NASpI previsti dai Fondi di Solidarietà, maternità, congedo obbligatorio del padre, congedo parentale, permessi 104, assegno per le attività socialmente utili, indennità di tirocinio, cassa integrazione.

Limite reddituale
Ai fini della determinazione del reddito complessivo per il calcolo dei benefici fiscali, non rileva il reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e le relative pertinenze, mentre si tiene conto della quota esente degli emolumenti percepiti dai docenti e dai ricercatori che rientrano in Italia (articolo 44, comma 1, dl 78/2010) e della quota esente prevista dal regime di favore per i lavoratori rimpatriati (articolo 16, dlgs 147/2015).

Fonte: quifinanza.it