Il numero dei comuni che applica la tassa di soggiorno è salito a 1.020 e il gettito atteso nel 2019, secondo un’elaborazione di Federalberghi e Nmtc, sfonderà quota 600 milioni di euro. Si tratta di un aumento esponenziale: nel 2017 il gettito era stato di 470 milioni di euro.
In tutto ora sono 997 i comuni che chiedono ai turisti di versare un importo giornaliero a titolo di tassa di soggiorno, e 23 sotto forma di tassa di sbarco. Tali comuni, pur costituendo “appena” il 13% dei 7.915 totali, ospitano il 75% dei pernottamenti registrati ogni anno in Italia.
La classifica vede al primo posto Roma con un incasso di 130 milioni, il 27,7% del totale, dovuto anche al fatto che il Comune ha la tassa più alta d’Italia, seguita da Milano con 45 milioni. l peso delle grandi città si fa sentire anche sulla classifica regionale, guidata dal Lazio con quasi 135 milioni di euro. Seguono il Veneto con 63,7, la Lombardia con 59,5 e la Toscana con 57,4. In queste quattro regioni viene raccolto il 67,1% del gettito complessivo.
In graduatoria non appaiono il Friuli Venezia Giulia (perché in questa regione l’imposta è stata introdotta nel 2018) e il Molise (l’imposta era stata istituita dal comune di Termoli, ma poi è stata soppressa in seguito ad una sentenza del Tar).
Il Governo non ha mai adottato il regolamento quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l’imposta di soggiorno. In assenza di una regola, i comuni si sono mossi in ordine sparso, generando un quadro confuso: una famiglia di tre persone (padre, madre e figlio undicenne) che soggiorna in un albergo a tre stelle per due giorni, a Roma paga 24 euro per imposta di soggiorno, a Venezia 17,40 euro, a Rimini 12 euro, a Catanzaro 7,80 euro e a Bibione 6,30 euro.
Ecco la top 10 del gettito dell’imposta di soggiorno: