La proposta di Letta a Mario Draghi ha aperto il dibattito sulla tassa di successione in Italia. Il leader dei Dem, che voleva introdurre una dote per i 18enni finanziata con un aumento delle imposte di successione per i patrimoni più ricchi, si è visto subito bocciare l’idea dal Presidente del Consiglio, che a sua volta ha spiegato che – in un periodo di forte recessione come quello di oggi – lo Stato non è nella posizione di poter chiedere altro ai propri cittadini, nemmeno ai più ricchi.
“Non ne abbiamo mai parlato”, ha risposto il Premier in conferenza stampa rispondendo a chi gli ha chiesto di commentare la proposta del segretario del PD. “Ma questo è il momento di dare i soldi ai cittadini e di non prenderli“.
Successivamente allo scontro pubblico, che si era consumato a colpi di dichiarazioni rilasciate ai giornalisti e sui social, tra Letta e Draghi pare che ci sia stata una chiamata di chiarimento. Molti però continuano a discutere sull’opportunità o meno di rivedere il sistema di tassazione dell’eredità. Ma cos’è, di fatto, la tassa di successione? Quali sono le aliquote? E chi la paga?
Tassa di successione in Italia: cos’è e come funziona
Le persone che ricevono in eredità beni immobili e diritti reali immobiliari hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione e pagare, se dovuta, la relativa imposta di successione.
La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, da uno dei soggetti obbligati, all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate nella cui circoscrizione era residente il defunto. Ad essere obbligati a presentare la dichiarazione (ai sensi dell’articolo 28, comma 2, del TUS) sono nello specifico:
Risultano invece esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione di successione i chiamati all’eredità ed i legatari che abbiano rinunciato all’eredità o al legato anteriormente alla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione di successione ed i chiamati che, non essendo nel possesso dei beni ereditari, abbiano nominato un curatore per l’eredità giacente (ai sensi dell’articolo 528 c.c.).
Non sussiste, inoltre, l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione, se ricorrono contemporaneamente le seguenti condizioni:
Chi eredita beni immobili, quindi, paga la tassa, cui importo è pari alla somma eccedente il minimo esentasse che la legge riconosce a seconda del grado di parentela tra il defunto e l’erede.
Tassa di successione in Italia: aliquote e franchigie
Come già accennato, l’importo della tassa di successione in Italia dipende dal grado di parentela che lega il defunto all’erede.
Le aliquote e le franchigie stabilite per l’imposta sulle successioni e donazioni sono state previste dall’articolo 2, comma 48, del D.L. n. 262 del 2006, e sono pari al:
Al momento del pagamento, inoltre, il contribuente deve tenere conto delle franchigie di 100.000 euro e di 1 milione di euro previste dal legislatore, oltre alla franchigia, pari ad 1,5 milioni di euro, valida per i trasferimenti effettuati in favore di soggetti portatori di handicap, riconosciuto grave ai sensi della legge 104.
Tassa di successione: quando si paga e come in Italia
L’imposta di successione viene liquidata dall’ufficio in base ai dati indicati nella dichiarazione di successione, tenendo conto anche di eventuali dichiarazioni sostitutive. Il pagamento deve essere effettuato entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l’avviso di liquidazione. Scaduto tale termine si rendono applicabili, oltre alle sanzioni, anche gli interessi di mora.
È possibile pagare l’imposta di successione a rate, ma almeno il 20% dell’importo deve essere versato entro sessanta giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione. La parte restante, invece, può essere liquidata con otto rate trimestrali (dodici, per importi superiori a ventimila euro), sulle quali sono dovuti gli interessi calcolati dal primo giorno successivo al pagamento della tranche iniziale. Le rate scadono l’ultimo giorno di ciascun trimestre.
La rateazione non è ammessa per importi inferiori a 1.000 euro. Inoltre, la decadenza è esclusa in caso di “lieve inadempimento”, e cioè in caso di insufficiente versamento della rata (per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro) oppure per tardivo versamento della somma pari al 20%, non superiore a 7 giorni. Il lieve inadempimento è applicabile anche al versamento in unica soluzione.