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Tasse, quali sono le spese nel mirino del Fisco: chi rischia di più

La lotta all’evasione fiscale è uno degli obiettivi dell’esecutivo, come testimoniano le diverse misure inserite nell’ultima legge di Bilancio. I controlli del Fisco sono così diventati sempre più serrati e e capillari. 

Ma chi sono i contribuenti più controllati? E quali sono le spese che rientrano nel mirino dell’Agenzia delle Entrate?

Controlli del Fisco, chi è più a rischio

Tutti i contribuenti possono essere soggetti ai controlli fiscali, ma secondo i numeri, con maggiore probabilità sono i professionisti i più sottoposti agli accertamenti fiscali. I redditi dei lavoratori dipendenti sono già tassati in busta paga, mentre i professionisti potrebbero anche non dichiarare i redditi reali.

Fisco, quali sono gli strumenti di controllo

Gli strumenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate sono il redditometro, il risparmiometro, i controlli incrociati tra giacenze e movimenti di conto corrente con i redditi e i patrimoni dichiarati dal contribuente stesso.

L’Agenzia dispone di armi poderose, che sono rappresentate in massima parte dalla mole di dati ed informazioni che il Fisco raccoglie e conserva su ogni tipo di soggetto economico – dalle persone fisiche alle imprese ai lavoratori autonomi – e che gli consentono, in base al tipo di attività esercitate, di “mirare” efficacemente le categorie da mettere sotto la lente, arrivando a individuare i casi specifici che saranno posti sotto controllo e verifica fiscale.

Fisco, quali sono le spese più controllate

Si tratta di quelle spese che l’Agenzia delle Entrate considera troppo alte rispetto ai redditi dichiarati dal contribuente. In particolare:

  • canoni di locazione di un immobile;
  • auto di lusso;
  • assicurazioni auto;
  • viaggi;
  • lavori di manutenzione dell’appartamento;
  • visite specialistiche;
  • mutuo per l’acquisto di un’immobile;
  • smartphone;
  • abbonamenti;
  • collaboratori domestici;
  • centri benessere e cura della persona;
  • ristoranti.
  • Le spese che non sono conformi alle proprie entrate possono far scattare un campanello d’allarme, anche per chi non è un libero professionista.