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Agenzia delle Entrate: sì alla cedolare secca anche per locazioni brevi tramite Airbnb

L’Agenzia delle Entrate ha dato il via libera alla cedolare secca anche per locazioni brevi degli immobili ad uso abitativo, inferiori a 30 giorni, tramite Airbnb.

ALIQUOTA DEL 21% – Un privato che intende affittare per brevi periodi un immobile ad uso abitativo, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa tramite AirBnB, può fruire dell’imposta sostitutiva nella forma della cedolare secca con aliquota al 21%. Diversamente, se in sede di accertamento emerga l’esistenza di un’attività commerciale, gli introiti dovranno essere dichiarati come redditi d’impresa. A precisarlo è l’Agenzia delle Entrate nella risposta n.373 del 10 settembre 2019.

COSA SONO LE LOCAZIONI BREVI – Le locazioni brevi (articolo 4 del Dl 50/2017) riguardano i contratti di durata non superiore a 30 giorni e stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa. Sono quindi esclusi dalla nuova disciplina i contratti di locazione breve che il conduttore stipula nell’esercizio di tale attività (per esempio, quelli a uso foresteria per i suoi dipendenti), anche quando non viene esercitata in maniera abituale.
Sono interessati alle nuove regole anche i contratti che prevedono la prestazione di servizi accessori, quali, per esempio, la fornitura di biancheria, la pulizia dei locali, la concessione dell’utilizzo delle utenze telefoniche o del wi-fi.
Non vi rientrano, invece, i contratti con i quali il locatore, oltre a mettere a disposizione l’immobile, fornisce altre prestazioni aggiuntive (per esempio, il servizio di colazione e la somministrazione di alimenti e bevande, la messa a disposizione di auto a noleggio, guide turistiche o interpreti; in questi casi, infatti, sarebbero riconducibili a una prestazione qualificabile, sotto il profilo fiscale, come attività d’impresa, anche se svolta in maniera occasionale).

REGIME FISCALE – Ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve stipulati a partire dal 1° giugno 2017 si applicano, su scelta del locatore, le disposizioni in materia di “cedolare secca sugli affitti”, cioè il regime di tassazione previsto dall’articolo 3 del decreto legislativo n. 23/2011. In sostanza, il proprietario dell’immobile (o sublocatore o comodatario) può scegliere di assoggettare il reddito che ricava dall’affitto a un’imposta che sostituisce l’Irpef, le relative addizionali e, se il contratto viene registrato, le imposte di registro e di bollo. L’imposta sostitutiva si applica nella misura del 21%.