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Aliquote Irpef, come potrebbero cambiare gli scaglioni: ecco chi pagherà meno tasse

Passato lo scoglio della manovra di bilancio 2020, il Governo si dedicherà alla riforma della tassazione con l’obiettivo dichiarato di voler abbassare la pressione fiscale sulle famiglie a basso reddito.

Questo, almeno, è quanto ha dichiarato il Premier Conte nel corso di una conferenza stampa. Il Primo Ministro, dopo aver presentato la Legge di bilancio (approvata salvo intese, e quindi attesa alla prova del Parlamento), ha delineato quella che dovrebbe essere la strategia fiscale di questa legislatura. Messa da parte la flat tax tanto cara a Salvini, dunque, l’obiettivo è quello di ridurre le tasse ai nuclei familiari che guadagnano di meno, così da difenderne il potere d’acquisto e garantire un “tesoretto” da poter spendere nel corso dell’anno.

Secondo le dichiarazioni del Primo Ministro, l’Esecutivo sta studiando una riforma strutturale del fisco, che modifiche le aliquote di tassazione oggi in vigore. Nello specifico, l’obiettivo è quello di eliminare le aliquote del 23% e del 27% (applicate, rispettivamente, agli scaglioni di reddito sotto i 15 mila euro e tra i 15 mila euro e i 28 mila euro) per sostiturle con un’unica aliquota del 20% da applicare ai redditi da 0 a 28 mila euro.

Uno schema del genere garantirebbe risparmi di diverse centinaia di euro a tutti i contribuenti. Chi oggi guadagna 10 mila euro l’anno, ad esempio, si ritroverebbe con circa 300 euro in più nel portafogli; per chi guadagna 15 mila euro il risparmio sarebbe di 450 euro; e così via salendo fino ai 1.360 euro di tasse in meno per chi ha un reddito annuo di 28 mila euro. Ossia, circa 100 euro in più ogni mese in busta paga. Gli altri scaglioni, almeno per il momento, dovrebbero restare immutati.

Inoltre, spiega il Premier Conte, è allo studio anche la possibilità di realizzare una “no tax area” fino a 8.000 euro annui da applicare ai lavoratori che non hanno un contratto di lavoro stabile. Questa misura, dunque, dovrebbe riguardare quelle categorie lavorative come i riders o collaboratori la cui situazione contrattuale non è ben definita.

C’è da dire, comunque, che la riforma fiscale prospettata da Conte non verrà attuata nell’immediato. Anzi, è probabile che vedrà la luce solo nel 2022 (a patto che il Governo duri fino ad allora). Come sottolineato dal Primo Ministro, nel 2021 sarà necessario trovare 18 miliardi di euro per sterilizzare le clausole di salvaguardia degli aumenti IVA. Una misura evidentemente incompatibile (da un punto di vista contabile) con il taglio alla tassazione che l’Esecutivo vorrebbe attuare.