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Buoni pasto a rischio, esercenti minacciano lo stop ai ticket

Le associazioni dei commercianti minacciano di bloccare completamente il sistema dei buoni pasto e chiedono una riforma del settore che viene definito “al collasso”.

“Siamo arrivati ad un punto limite di sopportazione. Senza una riforma siamo pronti a smettere di prendere i buoni pasto. Il sistema è al collasso e se non ci sarà un’inversione di rotta immediata, quasi tre milioni di dipendenti pubblici e privati potrebbero vedersi negata la possibilità di pagare il pranzo o la spesa con i ticket”. È la minaccia, nemmeno tanto velata, che arriva dalle associazioni di categoria Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, Confesercenti, FIDA e ANCD Conad.

L’attuale sistema dei buoni pasto genera “una tassa occulta del 30% sul valore di ogni buono pasto a carico degli esercenti” per cui “tra commissioni alle società emettitrici e oneri finanziari, i bar, i ristoranti, i supermercati e i centri commerciali perdono 3mila euro ogni 10mila euro di buoni pasto incassati che accettano”. Per questo le associazioni di categoria sollecitano “una revisione del codice degli appalti nella pubblica amministrazione”.

Non è la prima volta che Fipe scende in campo per denunciare un mercato andato in crisi con il fallimento di QuiGroup nel 2018, ma dal punto di vista delle associazioni le situazione negli ultimi due anni si è ancora aggravata: “Le commissioni sono diventate troppo onerose, insostenibili per gli esercenti” al punto che accettare i ticket sarebbe “ormai una perdita. Un esercente vende prodotti e servizi per un valore di 8 euro ma ne incassa 6,18 e aggiungendo a queste commissioni altri oneri finanziari, su buoni pasto del valore di 10mila euro, gli esercenti si vedono decurtare 3mila euro”. Di conseguenza “bisognerà mettere in discussione l’intero sistema”.

Le associazioni puntano il dito contro la politica spiegando che questo “è l’effetto delle gare bandite da Consip per la fornitura del servizio alla pubblica amministrazione, che hanno ormai spinto le commissioni al di sopra del 20%”. Quindi hanno deciso di scrivere al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro, “chiedendo di rivedere l’intero sistema con l’obiettivo di garantire il rispetto del valore nominale dei buoni pasto lungo tutta la filiera. Lo Stato – dicono – non può far pagare la propria spending review alle nostre imprese. Così facendo si mette a rischio un sistema che dà un servizio importante a 3 milioni di lavoratori ogni giorno e si mettono in ginocchio decine di migliaia di imprese”.