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Carte di Credito e Grande Fratello Fiscale: obbligo comunicazione movimentazioni su indicazione Ue

La lotta all’evasione fiscale si inasprisce e questa volta a finire nel mirino sono i pagamenti effettuati con la carte di credito, in particolare quelli online.

Dopo il Grande Fratello del Fisco sui conti correnti dei contribuenti, arriva quello sugli estratti conto delle carte di credito. Questa volta a finire nel mirino non sono tanto le spese in relazione al reddito dei consumatori quanto il rischio di evasione dell’Iva da parte degli operatori economici online.

La proposta di controllo dei pagamenti effettuati con carte di credito arriva direttamente dalla Commissione Europea e prevede l’introduzione dell’obbligo per i prestatori di servizi di pagamento, banche o società di carte di credito, di inviare i dati sulle carte di credito alle autorità fiscali nazionali degli Stati membri Ue.

L’obiettivo è quello di contrastare le frodi transfrontaliere sull’Iva nel commercio online. In questo modo la Commissione Europea punta a recuperare 1,2 miliardi di euro di Iva non versata e perduta dai singoli Stati. La stima è indicata nel rapporto di valutazione economica allegato alla proposta. La somma che si punta a recuperare dovrebbe superare i costi dell’iniziativa.

Dunque, l’elenco dei nostri acquisti con carta di credito e tutte le informazioni relative finiranno nelle mani del Fisco. In base alla proposta della Commissione Ue, tuttavia, solo le operazioni che superano i 25 pagamenti in tre mesi dovranno essere comunicate dai prestatori di servizi alle autorità fiscali nazionali.

Affinché il sistema funzioni, però, è necessario migliorare la cooperazione con i Paesi terzi, come sottolinea il rapporto della Commissione Ue. In ogni caso, poiché sono già in atto esperienze positive di cooperazione tra le autorità fiscali e i prestatori di servizi di pagamento, per contrastare le frodi dell’Iva nel commercio elettronico si è deciso di introdurre l’obbligo di comunicazione degli estratti conto delle carte di credito. Infatti, i fornitori di servizi di pagamento sono in possesso di tutte le informazioni rilevanti ai fini dell’Iva.

Per l’esecuzione pratica dei controlli sulle operazioni con carte di credito sono previste due modalità. La prima consiste in un collegamento delle banche dati nazionali attraverso un’interfaccia elettronica, tramite la quale i funzionari del Fisco verificherebbero le operazioni di pagamento di un fornitore in un dato periodo. In questo sistema i dati dei pagamenti di un singolo fornitore non verrebbero aggregati, ma verrebbero conservati per dieci anni. L’altra modalità, invece, prevede la conservazione e aggregazione per due anni di tutti i dati di pagamento per un determinato fornitore su una nuova interfaccia centrale dell’Unione Europea, da sviluppare e che dovrebbe essere gestita dalla Commissione. In questo caso, tramite funzioni di ricerca mirate e un’analisi dei rischi dei dati, i funzionari potrebbero effettuare le ricerche e scoprire le frodi dell’Iva.

Rimane il nodo della “privacy” dei contribuenti. Con l’introduzione dei controlli sui pagamenti con carte di credito, anche se effettuati ai fini del recupero dell’Iva, il Fisco avrà ulteriori informazioni sulle spese dei contribuenti in base al loro reddito. La conseguenza sarà quella di ulteriori accertamenti anche sui singoli contribuenti ed eventuali sanzioni per irregolarità.