Le scadenze (fiscali e non solo) per contribuenti e aziende non finiscono mai. Tra le tante che li attendono in questa prima parte di marzo c’è anche la consegna della Certificazione Unica ai dipendenti che, come previsto dal calendario delle scadenze fiscali, era fissata a lunedì 9 marzo 2020 (visto che il 7 marzo cade di sabato).
Complice però il Coronavirus, la scadenza per l’invio telematico della CU 2020 (così come moltissime altre scadenze fiscali previste in questo periodo) è stata rinviata a fine mese. I datori di lavoro, dunque, avranno tempo fino al 31 marzo per consegnare ai loro dipendenti la certificazione dei compensi erogati nel corso del 2019. Per gli autonomi, invece, l’invio telematico della Certificazione Unica può avvenire entro il 31 ottobre 2020, termine ultimo di presentazione del modello 770.
In caso di mancata consegna, o della consegna di modelli contenenti degli errori, il datore di lavoro rischia di incorrere in sanzioni pecuniarie tutt’altro che da sottovalutare.
CU 2020 sbagliata: le sanzioni per il datore di lavoro
Come accennato, un datore di lavoro che consegna la Certificazione Unica fuori tempo massimo o contenente degli errori rischia di vedersi comminare una sanzione pecuniaria. La materia è stata riformata dalla Legge di Stabilità 2016, dal Decreto Legislativo 158/2015 e dal Decreto Legislativo 151/2015, che hanno imposto nuove sanzioni per i datori di lavoro “colti in fallo”.
Nello specifico, le casistiche previste dalle normative sono tre: Certificazione Unica 2020 trasmessa entro il 31 marzo con errore, poi corretta e ritrasmessa entro 5 giorni; Certificazione Unica 2020 trasmessa entro il 31 marzo con errore, poi corretta e ritrasmessa entro 60 giorni; Certificazione Unica omessa, errata o tardiva.