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Dichiarazione dei redditi: come gestire le spese sanitarie

Anche le spese sanitarie, come molti altri oneri e costi, danno diritto ad ottenere una detrazione d’imposta. I contribuenti, per poter scaricare dal Modello 730 le spese sanitarie, devono rispettare alcune regole.

La prima, e forse più importante è quella che stabilisce che è possibile portare in detrazione solo e soltanto quelle spese, che sono state indicate espressamente all’interno dell’articolo 15 del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, o in altre disposizioni di legge.

Indice

Spese sanitarie, le regole da rispettare

Il primo passo, per riuscire ad usufruire delle detrazioni delle spese sanitarie, è indicarle all’interno della dichiarazione dei redditi. Ogni costo, che è stato sostenuto nel corso dell’anno solare, deve essere regolarmente documentato da uno scontrino parlante o da una fattura. I giustificativi delle spese dovranno essere conservati, inoltre, fino al 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. In questo lasso di tempo, infatti, l’Agenzia delle Entrate può effettuare degli accertamenti.

I documenti che servono per dimostrare che una determinata spesa è stata effettuata sono costituiti unicamente dalle ricevute fiscali, dalle fatture e dai cosiddetti scontrini parlanti. Il contribuente dovrà, quindi, esibire la prova del pagamento conservando questi documenti.

È possibile usufruire delle detrazioni relative alle spese sanitarie solo se queste sono state effettivamente a carico di chi le ha sostenute. Ma soprattutto è necessario rispettare il limite massimo dell’imposta lorda annua. Nel caso in cui si dovesse andare oltre questa cifra, non potrà essere chiesta a rimborso e non potrà essere utilizzata nemmeno nel periodo d’imposta successivo.

Detrazioni nella dichiarazione dei redditi

Il contribuente ha la possibilità di portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi anche le spese sanitarie sostenute nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico. In alcuni casi è possibile farlo anche per i parenti non a carico: è possibile farlo per le spese sanitarie relative a patologie, che danno il diritto all’esenzione dal ticket sanitario.

Viene considerato fiscalmente a carico un familiare che abbia un reddito complessivo uguale od inferiore a 2.840,51, al lordo degli oneri deducibili. Per quanto riguarda i figli di età non superiore a 24 anni, il limite è pari a 4.000 euro.

È possibile portare in detrazione anche le spese sanitarie relative ad una persona deceduta, nel caso in cui queste siano state sostenute dagli eredi dopo la sua morte. Anche quando questo non era un familiare a carico. Nel caso in cui le spese siano state effettuate da più eredi, tutti potranno beneficiare delle detrazioni per la quota di spesa, che è stata effettivamente sostenuta.

A quanto ammonta la detrazione

I contribuenti hanno la possibilità di portare in detrazione dall’Irpef le spese sanitarie per la parte che eccede l’importo di 1.29,11 euro. In altre parole vi è una franchigia fino a 1.29,11 euro: la detrazione spetta al 19% sulla differenza tra il totale della somma spesa e la franchigia di 129,11 euro.

Alcune spese sanitarie, sostenute le persone con disabilità, possono essere ammesse integralmente alla detrazione del 19%. In questo caso non dovrà essere conteggiata la franchigia di 1.29,11 euro. I costi, che possono essere detratti integralmente sono, ad esempio, le somme pagate per il trasporto in ambulanza del disabile o i costi sostenuti per l’acquisto di arti artificiali per la deambulazione.

Nel caso in cui sulle fatture esenti Iva sia applicata l’imposta di bollo da 2 euro (è obbligatorio farlo, se l’importo è superiore a 77,47 euro) risulta essere detraibile, nel caso in cui sia pagata dal cliente e risulti essere evidenziata in fattura.

Spese sanitarie, cosa succede in caso di rimborsi

Le spese sanitarie danno diritto ad ottenere la detrazione solo e soltanto se sono rimaste a carico del contribuente. In alcuni casi, comunque, è possibile beneficiare delle detrazioni anche quando questi costi sono stati rimborsati. Entrando un po’ più nel dettaglio, l’Agenzia delle Entrate considera rimaste a carico del contribuente le spese rimborsate per effetto di:

  • eventuali premi di assicurazione sanitarie, che sono stati versati dal contribuente;
  • assicurazioni sanitarie, che sono state stipulate dal proprio sostituto d’imposta. O che, in alternativa, siano state pagate dallo stesso con o senza trattenuta a carico del dipendente.
  • In questi casi è possibile portare in detrazione le spese sanitarie effettuate, in quanto i premi pagati non hanno comportato alcun beneficio in termini di detrazione d’imposta o di esclusione del reddito.

    I costi che rimangono a carico del contribuente

    Non vengono considerate come delle spese rimaste a carico del contribuente:

  • quelle effettuate a seguito di un danno arrecato da una terza persona, nel caso in cui le spese siano state risarcite dal danneggiante o da terzi per suo conto;
  • quando ci sono delle spese rimborsate a fronte di contributi per assistenza sanitaria, che sono stati versati dal sostituto d’imposta o pagate dallo stesso contribuente a enti o casse, che hanno uno scopo esclusivamente assistenziale e che, fino ad un importo pari a 3.615, 20euro non abbiano concorso a determinare un reddito.
  • Generalmente questi contributi vengono indicati direttamente nella Certificazione Unica, che viene rilasciata direttamente dal sostituto d’imposta. Quando vengono a verificarsi questi casi, è possibile usufruire della detrazione per la differenza tra la spesa sostenuta e la quota rimborsata.

    Nel caso in cui i contributi versati siano superiori al limite di 3.615,20 euro, è possibile portare in detrazione, oltre alla somma che non è stata rimborsata, anche una quota parte di quella rimborsata, che deve essere calcolata sulla base della percentuale risultante dal rapporto tra i contributi eccedenti il tetto di 3.615,20 euro e il totale dei contributi versati. Anche i contributi versati in misura eccedente sono riportati nella Certificazione unica rilasciata dal sostituto d’imposta.

    Spese sanitarie sostenute all’estero

    Le spese sanitarie e mediche effettuate all’estero seguono lo stesso trattamento di quelle effettuate in Italia. Anche in questo caso è necessario essere in possesso di una documentazione dalla quale si possa evincere i costi che sono stati sostenuti. Nel caso in cui la documentazione sia in una lingua straniera, è necessaria la traduzione. Quando i documenti sono redatti in inglese, francese, tedesco e spagnolo la traduzione può essere effettuata dallo stesso contribuente.

    Non vi è obbligo di traduzione per i residenti in Valle d’Aosta, se la documentazione è scritta in francese, e per i residenti a Bolzano, se i documenti sono scritti in tedesco.

    Per i documenti redatti in una lingua diversa da inglese, francese, tedesco e spagnolo, è richiesta una traduzione giurata. Per i contribuenti residenti nella regione Friuli Venezia Giulia, se appartenenti alla minoranza slovena, la documentazione sanitaria redatta in sloveno può essere corredata da una traduzione non giurata.

    Dichiarazione dei redditi: come gestire le spese sanitarie


    Fonte: ANSA

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