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Evasione fiscale schizza a 100 miliardi: quali sono le tasse che gli italiani non pagano

L’evasione fiscale italiana continua ad avere numeri elevati. Le stime, che non possono che essere indicative e non precise al minimo dettaglio, conteggiano un sommerso di oltre 100 miliardi di euro all’anno.

Capire le proporzioni reali del fenomeno non è un lavoro semplice, in quanto l’evasione, per definizione, risulta nascosta ai conteggi ufficiali e dunque di non puntuale calcolo. Attualmente, i dati più affidabili sul caso sono quelli che si trovano nel rapporto stilato nel 2018 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).

È opportuno precisare che anche in questa analisi i dati non sono del tutto inequivocabili, in quanto ricavati a ritroso con dei metodi statistici. Tuttavia, pur trattandosi di stime non perfette, rendono un quadro che si avvicina ai numeri reali del fenomeno.

Il buco più grosso per le casse statali ha origine dall’evasione dell’Iva, che tra il 2011 e il 2016, secondo le valutazioni del Mef, manca annualmente per circa 35,6 miliardi di euro. Dopo l’Iva, l’ammanco più grave, pari a 32,9 miliardi di euro all’anno, è da ricercare nell’elusione dell’Irpef relativo al lavoro autonomo o d’impresa. Anche in questo caso il periodo di riferimento è quello che va dal 2011 al 2016.

A pesare sull’evasione annua c’è poi il sommerso inerente l’Ires (8,2 miliardi), l’Irap (7,6 miliardi), l’Imu (5 miliardi), l’Irpef relativo al lavoro dipendente (4,5 miliardi). Altro disavanzo degno di nota è quello delle entrate contributive a carico del datore di lavoro, valutate in 8,3 miliardi di euro annui.

Questi i numeri assoluti in termini di mancato gettito fiscale. Se si osservano i dati più nello specifico, l’entrata tributaria evasa con maggiore frequenza è l’Irpef sul lavoro autonomo o d’impresa. Anche il canone Rai, prima che finisse nella bolletta elettrica nel 2016, figurava tra le imposte più aggirate, con stime superiori al 25% dei contribuenti a livello nazionale per il tipo ordinario.

L’Iva, seppur venga aggirata meno di frequente rispetto ad altre tasse, rimane la voce che più pesa sulle casse pubbliche, avendo un gettito potenziale assai più alto in confronto agli altri tributi.

Sempre secondo i dati diffusi dal Mef, tra il 2014 e il 2016 lo Stato ha visto diminuire le entrate tributarie di circa 5,5 miliardi. Da 95,5 nel 2014 si è giunti a 90 miliardi nel 2016. Se si pone il focus sul 2014-2015, si nota che la riduzione delle entrate tributarie è stata di 5,8 miliardi, compensata con un lieve aumento delle entrate contributive che hanno visto un versamento di 300 milioni in più.

Prendendo invece in esame il biennio 2013-2015, le entrate contributive evase sono state circa 11,1 miliardi di euro all’anno: 8,5 miliardi a carico dei datori di lavoro e 2,6 miliardi a carico dei lavoratori dipendenti.