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Evasione Irpef al 68%: autonomi nel mirino del Fisco

L’eterna lotta, della quale almeno al momento, non è possibile stabilire vinti e vincitori: da una parte il fisco, dall’altro la platea, purtroppo piuttosto ampia, dei furbetti pronti a tutto pur di fuggire dalle sue “morse” .

Inutile nasconderlo, uno dei problemi che riguardano più da vicino il nostro Paese, è senza dubbio l’evasione fiscale, una vera e propria piaga. Insomma,  è cosa nota che pagare le tasse non piace a nessuno, ma a quanto pare a noi italiani ancora di meno. 

Come sempre, a scattare la fotografia dello stato delle cose, sicuramente molto poco incoraggiante, ci pensano i numeri: secondo lo studio condotto da Tax Research LLP l’evasione fiscale in Italia raggiunge la cifra “monstre” di 190 miliardi di euro In Europa siamo primi, ovviamente.

Ancora:  il tax gap dell’Italia, cioè il rapporto tra fisco evaso ed entrate fiscali dello Stato, si attesta al 23,28%. In pratica, per ogni euro riscosso dal fisco italiano, si perdono circa 23 centesimi in evasione fiscale. 

Stavolta a finire nel mirino tocca a professionisti e artisti che evadono le tasse. Prosegue senza sosta la lotta al sommerso dei lavoratori autonomi e, in quest’ottica, oltre duemila sono finiti sotto la lente d’ingrandimento di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate. 

A far insospettire la Gdf spingendola ad un’azione mirata sui “comportamenti fiscali” dei lavori autonomi nel 2019, in particolare il tax gap dell’Irpef dei professionisti – la differenza tra imposte effettivamente versate e le imposte realmente dovute -, che il rapporto Giovannini in materia di contrasto all’evasione, allegato alla Nadef 2018, fissa al 68,2% ossia 33,2 miliardi di euro dovuti ma non dichiarati o non versati. Contro un gap medio che per le entrate tributarie – al netto della Tasi – si attesta al 21,7%: traducendo il discorso in numeri, significa che su 97,6 miliardi di imposte evase quasi un terzo riguarda l’Irpef degli autonomi.  

Come riporta il Sole24Ore di oggi,  “le Fiamme Gialle hanno monitorato attraverso l’incrocio dei dati presenti nell’anagrafe tributaria (e non solo), tutti quei professionisti e artisti che nei periodi d’imposta tra il 2014 e il 2017 hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi pur avendo intascato, nelle stesse annualità, compensi per prestazioni da lavoro autonomo superiori ai 50mila euro. Compensi per prestazioni che per legge devono subire una ritenuta d’acconto Irpef da indicare e comunicare al Fisco con le certificazioni uniche (Cu) e con i modelli 770 dei sostituti d’imposta”.