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Fisco: aumenta il carico fiscale, imprese italiane le più tartassate al mondo

Finisce in tasse il 59% dei profitti delle imprese. È quanto risulta dal rapporto “Paying Taxes 2020” realizzato da Banca Mondiale e PwC, in cui emerge che le imprese italiane continuano a pagano tasse e contributi molto più che nel resto d’Europa e restano penalizzate rispetto a tanta parte della concorrenza globale.

Carico fiscale sempre più pesante in Italia

Il carico fiscale e contributivo sulle imprese italiane è aumentato nel 2018 al 59,1% dal 53,1% della precedente classifica a fronte di una media globale 2018 pari al 40,5 ed europea del 38,9%. Per l’Italia si tratta di un dato essenzialmente riconducibile al venir meno degli sgravi contributivi introdotti quale misura temporanea non successivamente stabilizzata, “in conseguenza del mutamento della politica economica del paese”, spiega il rapporto.
La sensibile riduzione dell’aliquota Ires intervenuta nel 2017 e la previsione del “super ammortamento” per l’acquisizione di nuovi beni strumentali non hanno consentito di assorbire l’impatto negativo del venir meno della decontribuzione.

Gli altri risultati della ricerca

La ricerca evidenzia che le “nostre” 238 ore impiegate per gli adempimenti fiscali (invariate rispetto al 2017) si confrontano con un dato medio globale pari a 234 e una media europea di 161 ore. È costante il numero dei pagamenti annuali (14) a fronte dei 23 pagamenti mondiali e dei 10,9 europei.
Una buona notizia arriva dallo sviluppo digitale con una stretta integrazione tra soluzioni tecnologiche adottate dal contribuente e dall’Amministrazione finanziaria, a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica e del sistema di interscambio (SDI). Il report colloca l’Italia al Livello III (il più alto se si escludono le iniziative sperimentali avviate in vari Paesi attraverso tecnologie blockchain) per lo sviluppo digitale.

I tre parametri presi in considerazione

Il rapporto studia la facilità nel pagare le imposte in 190 economie e fotografa l’incidenza della tassazione dell’attività produttiva nei singoli paesi, attraverso un caso di studio che ha ad oggetto un’impresa domestica di medie dimensioni
nel secondo anno di operatività. Vengono considerati tre parametri:

  • il Total Tax and Contribution Rate (“TTCR”), che misura il carico fiscale e contributivo per le imprese (non la sola pressione fiscale);
  • il tempo necessario per i diversi adempimenti relativi alle principali tipologie di imposte e contributi (imposte sui redditi, imposte sul lavoro e contributi obbligatori, imposte sui consumi);
  • il numero dei versamenti effettuati.
  • L’Italia, tenendo conto dei tre indicatori, scende quindi al 128/o posto nella classifica generale (118/o posto nel Report pubblicato per il 2017, successivamente rettificato al 116/o posto). Per quanto riguarda il peso complessivo il rapporto spiega che il dato registra un incremento di 6 punti percentuali essenzialmente riconducibile al venir meno degli sgravi contributivi introdotti quale misura temporanea non successivamente stabilizzata, in conseguenza del mutamento della politica economica del paese.

    Carico fiscale, cosa succede nel resto del mondo

    Per quanto riguarda gli altri paesi, al primo posto c’è il Bahrein, seguito da Hong Kong e dal Qatar. Il Bahrein deve il primato all’effetto congiunto della grande facilità nel pagare le tasse e di un’incidenza del fisco pari solo al 13,8%. Secondo lo studio, bastano 22 ore e mezza l’anno per mettersi in regola con il fisco del Bahrein. Quarta è l’Irlanda, davanti a Mauritius e al Kuwait. Singapore è settima, la Danimarca ottava, la Nuova Zelanda nona e la Finlandia decima. La Svizzera è 20esima, il Lussemburgo 23esimo, gli Usa sono 25esimi e il Regno Unito 27esimo. San Marino e’ 47esima, preceduta dalla Germania, mentre Giappone è 51esimo e la Francia è 61esima.