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Giganti del Web: due terzi degli utili tassato in paesi a fiscalità agevolata

(Teleborsa) Quando di parla di tasse la parola d’ordine è sempre risparmiare. Regola alla quale, ovviamente, non si sottraggono i cosiddetti giganti mondiali del websoft (come Microsoft, Google, Amazon e Facebook tanto per capirci). Sono 21 su 397, dispongono di liquidità per 425 miliardi, metà investiti in titoli a breve termine, e sono  campioni di Borsa: le quotazioni sono salite del 25% l’anno e a fine 2017 valgono 3.623 miliardi, in pratica più del Pil tedesco.

Numeri alla mano, nel 2017 circa due terzi dell’utile ante imposte, appunto, dei big del software e del Web è stato tassato in paesi a fiscalità agevolata (Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi), generando dunque un risparmio di imposte pari a 12,1 miliardi, grazie a un tax rate effettivo del 31%, contro il 41% previsto. Nell’arco del quinquennio 2013-2017 il risparmio cumulato ha superato i 48 miliardi. Lo dice la ricerca dell’Area Studi Mediobanca sulle Software & Web Companies.

AUMENTA IL GETTITO – La riforma fiscale varata dagli Stati Uniti da Trump nel dicembre 2017 ha tuttavia generato, sottolinea ancora l’indagine, un gettito fiscale più ampio, con le WebSoft che hanno contabilizzato quasi 18 miliardi di imposte in più, in gran parte motivati dalla one-time transition tax conseguente al rimpatrio degli utili cumulati all’estero. In particolare Alphabet, cioè Google, dovrà versare al fisco statunitense 8,5 miliardi di dollari, Oracle 6,5 miliardi e Facebook 2,1 miliardi.

 

Analizzando quanto accade in casa nostra, la presenza in Italia delle multinazionali del software e del Web avviene tramite controllate la cui sede è collocata per la quasi totalità nelle province di Milano e Monza-Brianza. L’aggregato 2017 delle filiali italiane ha un fatturato di oltre 1,8 miliardi e occupa più di 7.700 persone (circa 1.100 dipendenti in più rispetto all’anno precedente).