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I (quasi) paradisi fiscali europei tolgono all’Italia 6,5 miliardi

La Oxfam, nell’ultimo rapporto stilato sui paradisi fiscali, denuncia che Italia, Francia, Spagna e Germania hanno speso circa 35,1 miliardi di euro in gettito fiscale.

I dati, riferiti al 2015, parlano di uno spostamento di profitti delle aziende in Europa che finisce per l’80% in Olanda, Lussemburgo e Irlanda. Dopo aver studiato a fondo il fenomeno degli spostamenti dei profitti, la Ong ha inoltre spiegato che se l’Unione Europea avesse applicato i criteri usati per identificare i paradisi fiscali extra Ue, ai suoi 28 Stati membri, a finire sulla blacklist sarebbero state oltre a Olanda, Lussemburgo e Irlanda, sarebbero state anche Cipro e Malta. Al momento, nella lista nera dei paesi extra Ue sono presenti Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e le Isole Vergini americane. Altri 63 stati figurano sulla lista grigia: si tratta di paesi che si sono impegnati al fine di rimediare alla situazione.

Quando l’Unione Europea, nel 2016, decise di dare il via libera alla blacklist, non scrutinò i suoi stati membri. Una scelta discutibile che porta Oxfam ad accusare duramente Bruxelles attraverso l’ultimo rapporto stilato sui paradisi fiscali. “Per rimanere leader nella lotta all’evasione, l’Unione Europea dovrebbe prima mettere in ordine la sua casa – ha scritto Oxfam – invece di guardare al fisco del resto del mondo e trascurare i paradisi all’interno dei propri confini”.

Dopo la revisione della lista dei paradisi fiscali che l’Ecofin approverà martedì prossimo, Oxfam denuncia anche che saranno assolti e tolti dalla lista molti paesi colpiti da grandi scandali fiscali come Bermuda, Hong Kong, Bahamas, le Isole Vergini, le Cayman, l’Isola di Man e Panama. Un anno dopo la pubblicazione del primo elenco Ue sulle “giurisdizioni fiscali non cooperative” riguardante tutti i paesi che costituiscono la rete di paradisi fiscali, Ecofin analizzerà di nuovo la situazione. Un’occasione che porta Oxfam a stilare il conto dei costi per i governi europei.

Anche se le politiche fiscali restano un affare di competenza Nazionale, la Commissione Europea ha sollevato spesso la questione. L’Antitrust Ue è intervenuta per multare le multinazionali e obbligarle a restituire le imposte dovute ai governi con i quali erano stati siglati degli accordi. Una mossa che però non è servita a ristabilire l’equilibrio e recuperare le perdite.