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La Manovra rispolvera l’ACE: cos’è e come funziona nel 2020

La Manovra 2019 l’aveva mandato in soffitta e sostituito con la mini Ires. Ma ora l’ACE, l’Aiuto alla Crescita Economica, è tornato.

Nella Legge di Bilancio 2020 il governo Conte-bis ha infatti reintrodotto il vecchio contributo alle imprese. Si tratta di un aiuto alla capitalizzazione delle imprese, finalizzato a riequilibrare il trattamento fiscale tra quelle che si finanziano con debito e quelle che si finanziano con capitale proprio.

Da notare che, di fatto, si torna alle origini, perché il Governo giallo-rosso ha abrogato le disposizioni introdotte con la Legge di Bilancio 2019 e con il Decreto Crescita, peraltro non ancora pienamente operative: in particolare, se ne va la mini Ires, l’aliquota ridotta al 15% per l’imposta sui redditi di impresa applicabile agli utili destinati all’acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.

Nel 2019 l’agevolazione Ires era stata sostituita per le imprese che reinvestono i propri utili o effettuano nuove assunzioni con una progressiva riduzione dell’aliquota Ires sul reddito di impresa correlata al solo reimpiego degli utili.

A chi si rivolge l’ACE

Ma a chi si rivolge l’ACE? Sia ai soggetti IRES residenti che alle società di persone e alle persone fisiche che dichiarano redditi di impresa. L’agevolazione spetta alle imprese il cui capitale proprio viene incrementato mediante conferimenti in denaro e accantonamenti di utili a riserva.

In pratica, per incentivare la patrimonializzazione delle imprese, l’ACE consente di dedurre dal reddito delle società di capitale, delle persone e delle ditte individuali in contabilità ordinaria un importo corrispondente al rendimento figurativo degli incrementi di capitale.

Come si calcola l’ACE

Il calcolo dell’importo deducibile si effettua a partire dalla somma dei componenti che hanno inciso positivamente – conferimenti e utili accantonati – e negativamente – riduzioni di patrimonio con attribuzione ai soci, acquisti di partecipazioni in società controllate, acquisti di aziende o rami di aziende – sul capitale.

Il risultato viene confrontato con il patrimonio netto contabile risultante dal bilancio di esercizio, determinando l’incremento patrimoniale che costituisce la base di calcolo dell’ACE. L’importo deducibile viene quindi individuato moltiplicando la base di riferimento per un’aliquota percentuale, che per il 2020 è fissata all’1,3%.

Quante imprese ne fanno richiesta

L’ACE era stata ridotta sempre di più negli anni, fino alla sua scomparsa, e per questo aveva smesso di essere uno strumento davvero vantaggioso per le imprese. Oggi, invece, tornata nella sua veste originale, è tornata ad essere interessante per le aziende.

Per darvi qualche numero, dagli ultimi dati diffusi dal Mef nelle “Statistiche sulle dichiarazioni Ires e Irap dell’anno di imposta 2017”, relativi alle dichiarazioni presentate fra il 2018 e 2019, le società di capitali che hanno diritto alla deduzione ACE sono oltre 320.400 (+0,8% rispetto al 2016), per un ammontare di deduzione spettante di 18,3 miliardi di euro.