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Lotta all’evasione e pagamenti elettronici: ma quanto ci costano le carte di credito?

Fin dalla prima ora, il Governo Conte bis ha dichiarato guerra senza quartiere all’evasione, nemico invisibile della ripresa della nostra economia già in evidente affanno.  Da qui l’intenzione da un lato di ridurre l’uso del contante,  incentivando dall’altro i mezzi di pagamento elettronici. 

EVASIONE INDECENTE

L’evasione fiscale “è una cosa davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano”, aveva detto pochi giorni  il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  dando la dimensione di un fenomeno che è considerato una vera e propria piaga sul quale, perciò, occorre intervenire con urgenza e tempestività. 

Considerazioni alla luce delle quali, il Governo ha lavorato a quello che è stato ribattezzato Piano Cashless. E proprio tra gli interventi simbolo del decreto fiscale, che ieri ha incassato il via libera del Senato, spicca quello sull’uso del contante con l’abbassamento della soglia da 3.000 a 2.000 euro a decorrere dal 1 luglio 2020 e fino a 1.000 euro dal 1 gennaio 2022. Parallelamente viene sancito l’obbligo di accettazione dei pagamenti elettronici con carte e bancomat nel commercio al dettaglio. Per ridurre l’impatto sui commercianti delle commissioni viene introdotto un credito d’imposta del 30 per cento.  

CONTE E IL TESORETTO DA 100 MILIARDI –

””Credo che arriveremo a far trovare nei conti correnti fino a 2mila euro come superbonus per i pagamenti digitali. Offriremo un ampio ventaglio di pagamenti digitalizzati”, ha detto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, ospite a diMartedì, ha aggiunto: “Serve un piano antievasione. Sappiate, io lo dico a tutti, se non piace il piano antievasione cercate di mandarmi a casa. Io lotterò fino all’ultimo giorno”, osservando come la lotta all’evasione “ci frutterà molto: il nostro tesoro, il tesoretto del Paese è di 100 miliardi”. 

Nel frattempo, a tirare la volata all’uso dei pagamenti elettronici, nonostante il ritardo con il quale il nostro Paese deve fare ancora i conti, l’impennata negli ultimi anni dell’e-commerce. 

IMPENNATA DEI COSTI –

La cattiva notizia però è che si impennano  anche i costi del denaro di plastica per i consumatori. Il canone annuo medio delle 19 carte di credito più diffuse è oggi di 37,64 euro , dice l’analisi dell’equipe di Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi, per L’Economia del Corriere della Sera. Era a 34,70 euro due anni fa, un incremento dell’8,5%. Stabile, invece, la commissione per l’anticipo di contanti al 3,6%  .

CONTANTI O PAGAMENTI ELETTRONICI?

Mentre il dibattito prosegue, restando in tema di incentivazione all l’utilizzo di mezzi elettronici, uno dei casi più interessanti è quello della Corea del Sud, oggetto di un rapporto del World Bank Group del 2017 (“Can Tax Incentives for Electronic Payments Reduce the Shadow Economy?”) e di altri studi.

IL MODELLO COREA 

Fino a pochi anni fa, anche il Paese asiatico era alle prese con un’emergenza simile a quella di casa nostra tanto che niente avevano potuto le misure deterrenti tentate dal governo e dall’amministrazione fiscale coreana. Poi la svolta, con la decisione dello Stato di introdurre un’agevolazione sui pagamenti con carte di credito e di debito, dando ai cittadini la possibilità di dedurre dal reddito da lavoro una percentuale delle spese pagate con mezzi elettronici. 

Gli effetti sono stati a dir poco sorprendenti: la misura ha contribuito in maniera decisiva alla transizione da una economia prevalentemente basata sul contante ad una basata sulla moneta elettronica tanto che ad oggi il Paese ha uno dei tassi più alti al mondo di pagamenti con moneta elettronica sul PIL.