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Oracle: i tempi sono maturi per cloud e AI in azienda

DA LONDRA – Da poco secondo azionista di Tesla, sta dando il nome della sua azienda allo stadio di baseball dei Giants di
San Francisco e possiede una flotta di yacht che rivaleggia la marina di un piccolo stato. Larry Ellison, 74 anni, ha deciso di portare Oracle, la sua azienda, nel presente. In un mercato in cui si parla di fintech, blockchain e serverless, Oracle adesso deve fare il grande salto: la seconda generazione
di cloud annunciata a San Francisco durante l'Oracle World conference dello scorso ottobre è l'arma che finalmente traghetterà
i clienti dell'anziano fornitore di database nel presente. Per costruire sopra questo il futuro in cui Oracle vede alcuni
aspetti fortemente a favore del cloud: l'80% dei carichi di lavoro aziendale possono essere tranquillamente svolti nel cloud
mentre in prospettiva tutte le applicazioni incorporeranno le AI, raddoppiando la produttività delle persone in azienda e automatizzando fino al 70% delle interazioni delle aziende con i clienti
assieme alla cybersicurezza dei dati.

È la chiave di lettura per capire quello che sta succedendo oggi a Londra, dove si tiene per la prima volta in Europa l'Oracle OpenWorld (ci saranno anche due edizioni ulteriori: una a Dubai e una a Singapore), per presentare lo stato di avanzamento dei lavori
basati sulla generazione 2 del cloud, e che fa da piattaforma per la Oracle Cloud Infrastructure, a sua volta lo strumento
sul quale Oracle sta costruendo le nuove generazioni dei suoi prodotti: database ma anche modi di utilizzare la tecnologia.
«Sigle come Data Veracity – dice sul palco lo scozzese Andrew Sutherland, vicepresidente della tecnologia – ma anche extended
reality, frictionless business, internet of thinking e citizien AI».

A metà fra il marketing puro e il bisogno di ridisegnare un quadro di riferimento per clienti che hanno una lunga storia di
utilizzo dei database di Oracle nei propri datacenter, l'azienda fondata nel 1977 a Redwood Shores in California sta giocando una innovazione che si muove
alla nuova velocità dei suoi clienti storici. Non per tutti la digitalizzazione è arrivata dieci anni fa, e il time-to-market
è la chiave, sostengono quelli di Oracle. Al punto che per mote aziende della “old economy” è oggi il momento di parlare di
chatbots, AI, ma anche di software as a service, di database nel cloud, di spostare la spesa IT da CapEx a OpEx. Addirittura,
di immaginare di spegnere il datacenter dopo aver traslocato tutto nel cloud.

Se fornitori di tecnologia come Amazon Web Services sono sull'altro estremo della curva dell'innovazione cloud per le aziende (assieme a Microsoft e Google), sulla parte che cresce della curva ci sono Oracle e la tedesca Sap, le due
aziende considerate le più conservatrici in questo posto. «Ma in realtà – dice il vicepresidente e responsabile della strategia
di prodotto per Oracle Cloud Infrastructure, Kyle York – è adesso il momento per questo tipo di innovazione: siamo in grado
di sostituire al 100% il data center tradizionale con il nuovo cloud».

Oggi l'azienda guidata da Safra Catz e Mark Hurd ha due priorità. Da un lato accelerare l'innovazione, mettere dentro tutto quel che è necessario per aumentare la performance
delle aziende, dice Neil Sholay, vicepresidente responsabile per la digital innovation di Oracle in Europa, Medio Oriente
e Africa. Ma dall'altro lato non deve spaventare i clienti, mantenendo una continuità non solo con i propri prodotti, ma soprattutto
con una filosofia che è quella nata attorno al fuoco del database come strumento fondamentale per la vita in azienda. «Le
aziende sono i loro dati, oltre che le loro persone», ha detto una volta l'economista statunitense Hal Varian che ha inventato la data science. E Oracle si è data la missione di portare, senza spegnerla, la fiamma delle informazioni aziendali e della loro logica dai sistemi interni a nuove prospettive cloud
basate su altre strutture dei dati.

I punti chiave, oltre al cloud, sono dunque autonomous database, SaaS, machine learning, intelligenza artificiale. E proprio l'autonomous db è l'aspetto che secondo la visione di Oracle costituirà il motore più profondo per dare informazioni
e insight nel business utilizzando come piattaforma il cloud, gestendo la sicurezza al massimo livello possibile (un passaggio fondamentale per moltissimi dei clienti di Oracle) ma anche le performance del db in modo che possa essere gestito e scalato automaticamente.

È l'automazione infatti la chiave che già dal 2018 Oracle vede come elemento centrale per gestire l'innovazione contenendo
i costi e rendendo più agile l'azienda sia nella gestione dei dati stessi che della performance dei processi interni.

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