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Paradisi fiscali, Ue aggiorna “blacklist”. Niente accordo sulla Web Tax

L’Ecofin ha aggiornato la “blacklist” dei paradisi fiscali, l’elenco dei Paesi considerati tali secondo l’Unione europea. Tra i dieci Paesi che si vanno aggiungere ai cinque già in lista c’è anche Abu Dhabi. Una mossa questa che non è piaciuta all’Italia con il Ministro dell’Economia Tria che ha provato fino all’ultimo a mediare per evitare il provvedimento, strappando però in extremis la possibilità di modificare l’elenco non appena gli Emirati si saranno messi in regola.

Nel mirino dell’Ue Guam, Samoa americane, Trinidad e Tobago, Samoa e le Isole vergini americane per non aver preso alcun tipo di impegno in merito ai propri sistemi fiscali, che per questo motivo restano nella lista dei cattivi. 

I cinque vengono raggiunti da altri dieci Stati che si trovavano nella lista grigia – per intenderci, quella delle giurisdizioni che hanno promesso di cambiare i loro sistemi fiscali – colpevoli di non aver rispettato gli annunci fatti: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Dominica, Figi, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi Uniti e Vanatu.

Nel limbo, ovvero nella lista grigia restano 34 Stati – tra cui Svizzera, Turchia, Australia e Albania –, quelli che hanno promesso di modificare la propria giurisdizione fiscale entro la fine dell’anno: se non manterranno la promessa, strada segnata: finiranno anche loro nella blacklist. Altri 25 sono stati invece depennati “per aver rispettato gli impegni”.

L’aggiornamento della lista,mostra che questo processo chiaro, trasparente e credibile ha prodotto un vero cambiamento: 60 paesi hanno agito in merito alle preoccupazioni della Commissione e sono stati eliminati oltre 100 regimi dannosi”, precisa la Commissione in una nota, concludendo che la lista nera “ha anche influito positivamente sugli standard di buona governance fiscale concordati a livello internazionale”.

SOTTO IL SEGNO DELLA TRASPARENZA FISCALE “La lista Ue dei paradisi fiscali è un vero successo europeo: ha avuto un effetto clamoroso sulla trasparenza fiscale e sull’equità in tutto il mondo”, ha sottolineato Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari. “Grazie a questo processo, decine di i paesi hanno abolito i regimi fiscali dannosi e si sono allineati con le norme internazionali sulla trasparenza e la tassazione equa”. Mentre “i paesi che non hanno rispettato gli impegni sono stati inseriti nella lista nera e dovranno affrontare le conseguenze che ciò comporta”, ha concluso.

 WEB TAX, PALLA ALL’OCSE – Non c’è invece l’accordo sul testo di compromesso sulla web tax Ue presentato dalla presidenza romena, e quindi si arena ancora una volta l’idea di procedere con una tassa solo europea. “Se nel 2020 si constaterà che l’accordo a livello Ocse richiederà più tempo, il Consiglio potrebbe tornare a discutere la web tax se lo ritiene necessario”, ha detto il presidente di turno dell’Ecofin, il ministro romeno Orlando Teodorovici. Nel frattempo, gli Stati Ue procederanno divisi, introducendo ognuno una propria tassa come accaduto già in Italia, Spagna e Francia.