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Partite IVA e fatturazione elettronica: ipotesi obbligo per 2 milioni di forfettari

Sulla scia dell’annunciata lotta all’evasione fiscale, ribadita a più riprese dal Premier Conte che l’ha definita prioritaria  nei piani del Governo, a Palazzo Chigi  si lavora a una serie di correttivi per evitare possibili comportamenti evasivi ed elusivi, magari da convogliare nel decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio. 

Tra questi, prende quota l’ipotesi di introdurre l’obbligo di fattura elettronica per i contribuenti con imposta secca al 15 per cento: una misura che potrebbe interessare circa 2 milioni di partite Iva.

Nel frattempo, rischia di saltare la “fase 2” della Flat tax per le Partite Iva prevista dalla manovra gialloverde dello scorso anno. Se, infatti, il regime forfettario per le partite Iva fino a 65mila euro di ricavi o compensi (con imposta sostitutiva piatta del 15% o del 5% per chi avvia una nuova attività) non è in discussione, sembra decisamente più a rischio il superforfait al 20% per ricavi o compensi da 65.001 a 100mila euro che dovrebbe debuttare il 1° gennaio 2020Condizionale, ad oggi, d’obbligo.

Obiettivo dichiarato dell’esecutivo giallorosso, alle prese con la Legge di Bilancio, è quello di non aumentare la pressione fiscale ed in quest’ottica una soppressione del superforfait al 20% stonerebbe non poco con la dichiarazione d’intenti ma bisogna considerare che a tre mesi dall’entrata in vigore, manca ancora il via libera vincolante dell’Unione Europea, piuttosto difficile che l’autorizzazione comunitaria – che non è stata ancora chiesta – arrivi in tempi così stretti.

Intanto, ancora tanti i nodi da sciogliere. La Nota di aggiornamento al Def (NADEF) che “disegnerà” l’ossatura della manovra, approderà nel Consiglio dei Ministri in programma per lunedì 30 settembre. C’è da trovare la quadra sul rapporto deficit-Pil con i 5S pronti a spingere fino al 2,3% che secondo alcuni esponenti dovrebbe arrivare addirittura al 2,5% , mentre il Tesoro indica 2,1%, soglia blindata.