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Partite IVA, il Fisco non ammette sconti: cosa succede alle flat tax 2019

I timori delle partite IVA a regime forfettario (o, magari, di chi ne voleva aprire una) sono stati confermati. Le nuove norme previste nella Manovra 2020 si applicano già a partire dall’inizio di quest’anno, incluse le nuove cause ostative al regime forfettario introdotte nella normativa contabile e fiscale sul finire dello scorso anno.

L’annuncio è del sottosegretario all’Economia Cecilia Guerra che, a margine di un evento organizzato dall’Anc, ha affermato che le modifiche al regime forfettario riguardano anche l’anno fiscale 2019. Dunque, le varie cause ostative introdotte sono valide già dal 1 gennaio 2020 senza alcuna deroga, come speravano la gran parte dei professionisti e delle microimprese che, negli anni passati, avevano fatto il passaggio dal regime IVA ordinario a quello dei minimi o forfettario.

Cause ostative partita IVA forfettaria: limite ai redditi da lavoro dipendente

Le maggiori preoccupazioni riguardano il limite dei 30 mila euro di redditi da lavoro dipendente. La finanziaria varata dal Governo Conte Bis, infatti, prevede che i contribuenti che nell’anno precedente abbiano percepito più di 30 mila euro di reddito da lavoro dipendente o assimilati non possano restare nel regime forfettario. Chi supera questa soglia, dunque, deve scegliere se passare alla partita IVA ordinaria o scegliere un’altra tipologia di rapporto lavorativo.

Molti, però, hanno fatto notare come fosse impossibile conoscere in anticipo se i contribuenti avessero superato o meno la soglia dei 30 mila euro, chiedendo un rinvio dell’entrata in vigore  delle cause ostative di qualche mese. Questo avrebbe permesso di ricevere le Certificazioni Uniche (solitamente consegnate tra fine febbraio e inizio marzo) così da avere un quadro completo della loro situazione reddituale.

Partite IVA forfettarie, niente sconti: la scelta del Governo

Nelle settimane passate diversi esponenti della maggioranza e dell’Esecutivo avevano paventato la possibilità di un leggero ritardo nell’entrata in vigore delle norme, così da dare la possibilità ai contribuenti di verificare la loro situazione e scegliere quale regime fiscale adottare. Si era esposto in tale senso il sottosegretario Alessio Villarosa, che in commissione Finanze aveva chiesto maggior tempo in modo da consentire ai tecnici del MISE e dell’Agenzia delle Entrate di studiare la situazione.

L’intervento del sottosegretario Guerra, però, sembra cambiare nuovamente le carte in tavola, escludendo ogni possibile soluzione alternativa. Sembra sempre più probabile, dunque, che il Governo non farà sconti confermando l’entrata in vigore delle cause ostative sin dal 1 gennaio 2020. L’unica ancora di salvezza potrebbe essere rappresentata da una circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate che offra un’interpretazione alternativa.