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Perché l’aumento dell’Iva può non essere un male

L’aumento delle aliquote Iva è una delle misure previste attualmente dalla Legge di Bilancio 2018 ed è molto probabile che sarà attuata già a partire dal 1˚ gennaio 2019. Ma è davvero un male?

Attualmente le due principali aliquote IVA sono pari rispettivamente al 22% e al 10%. Nel 2019 la prima aliquota dovrebbe salire al 24%, mentre la seconda al 12%. Dagli anni successivi, secondo la legge di Bilancio 2018, l’IVA passerà definitivamente al 25% (aliquota ordinaria) e al 13% (aliquota ridotta).

Quale potrà essere l’impatto sull’economia e sui consumi degli italiani? Secondo la maggior parte delle persone questo aumento dell’Iva potrebbe soffocare la domanda interna e l’espansione dei consumi. Esso, infatti, riguarderà non soltanto i generi alimentari. Ma anche altri settori subiranno un rincaro: dall’abbigliamento, ai medicinali, dai prodotti di bellezza agli hobby delle persone.

Tuttavia, sono diversi coloro che non ritengono questo provvedimento così malvagio. L’aumento dell’Iva potrebbe, infatti, secondo questa visione controcorrente, essere una buona soluzione per reperire le risorse necessarie a riequilibrare il pareggio di bilancio. Inoltre, le risorse si liberebbero per circa 50 miliardi in soli tre anni. Questo, di conseguenza, porterebbe l’economia del Paese a crescere fortemente, grazie all’avvio di un piano investimenti e alla riduzione del deficit.

Inoltre, a sostegno dell’ipotesi che l’aumento dell’Iva può non essere un male, c’è anche il fatto che essa sarà spalmata su circa 60 milioni di cittadini. Il costo giornaliero sarà quindi di poco superiore a 60 centesimi per il 2018 e di 85 centesimi per gli anni successivi.

Lo stesso neo ministro dell’Economia, Giovanni Tria, non è del tutto in disaccordo con l’aumento dell’Iva. Egli, infatti, si è dichiarato favorevole a far scattare le clausole di salvaguardia per finanziare la flat tax. Quindi l’aumento dell’Iva, secondo il ministro, servirebbe per ridurre le tasse. Egli ha più volte, infatti, affermato: “Ritengo che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle seconde… Si tratta di una scelta di policy sostenuta da molto tempo anche dalle raccomandazioni europee e dell’Ocse perché favorevole alla crescita e non si capisce perché non si possa approfittare dell’introduzione di un sistema di flat tax per attuare un’operazione vantaggiosa nel suo complesso”.