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Pressione fiscale, gli italiani pagano 33 miliardi di tasse in più rispetto al resto dell’Europa

Che la pressione fiscale in Italia fosse tra le più alte in Europa è fatto risaputo. Secondo i dati OSCE, in termini percentuali del PIL ci battono Francia, Danimarca, Svezia, Belgio e Finlandia

I cinque Paesi che ci precedono, però, hanno un PIL nazionale più basso (o uguale) del nostro, ed ecco che gli italiani diventano “per magia” la popolazione che paga il maggior ammontare di tasse in tutto il Vecchio Continente. Secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, gli italiani pagano in media 33,4 miliardi di tasse in più rispetto ai cittadini degli altri 27 Paesi dell’Unione Europea. Dividendo questa cifra per i 60 milioni di italiani (circa) si scopre che ogni singolo cittadino della nostra nazione paga 552 euro in più rispetto agli altri 450 milioni di europei.

Una vera e propria batosta che, ogni anno, si abbatte sulle finanze delle famiglie e delle imprese italiane, costrette a fare i conti con un fisco sempre più onnipresente. Una situazione ai limiti della tollerabilità e che, secondo il coordinatore dell’Ufficio studi CGIA Paolo Zabeo, ha bisogno di una scossa immediata. Con le prossime manovre economiche e fiscali, spiega Zabeo, è necessario intervenire sulla spesa pubblica improduttiva, in modo che sia possibile ridurre di 3 o 4 punti percentuali la pressione fiscale su famiglie e imprese.

Il maggior prelievo fiscale, infatti, priva le famiglie e imprese di risorse economiche che potrebbero altrimenti immettere nell’economia reale. In questo modo ne risente fortemente la domanda interna e, di riflesso, la capacità di fare investimenti da parte di professionisti e aziende. Non solo: la tassazione troppo elevata non solo impoverisce il comparto produttivo italiano, ma rappresenta un ostacolo insormontabile per tutti coloro che vorrebbero fare impresa, ma rinunciano ancora prima di iniziare

E se qualcuno pensa che la flat tax estesa anche ai lavoratori subordinati possa essere la “soluzione a tutti i mali” si sbaglia di grosso. Come afferma Zabeo, se le previsioni effettuate da più parti dovessero rivelarsi esatte, gran parte dei contribuenti italiani ha già un’aliquota fiscale inferiore al 15%. Allo stesso modo, l’aumento dell’IVA per finanziare il taglio dell’IRPEF non otterrebbe i risultati sperati: finirebbe con il deprimere ancor di più la spesa interna e a pagarne le conseguenze sarebbero sia le famiglie, sia le PMI e gli artigiani.