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Salvini: “Tassiamo i contanti nascosti nelle cassette di sicurezza”

Una tassa sui soldi ‘nascosti’ nelle cassette di sicurezza. A proporla è il vicepremier Matteo Salvini dal salotto di Porta a Porta, ospite di Bruno Vespa. “Dopo Equitalia, serve una pace fiscale per far emergere il denaro contante depositato nelle cassette di sicurezza, fermo. Con una nuova pace fiscale – spiega ancora Salvini – daremmo il diritto di utilizzarli, e lo Stato incasserebbe miliardi da reinvestire per la crescita”.

“Non parlo di soldi all’estero, però mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”, ha quindi rilanciato più tardi su Twitter.

La proposta riprende alcune idee già fatte circolare dalla Lega l’anno scorso, in campagna elettorale e nei mesi successivi. Anzi, in realtà si collega a progetti emersi nel 2016 in concomitanza con le norme sul rientro dei capitali. Il governo di centro-sinistra decise però alla fine di fare marcia indietro di fronte alle critiche, nonostante fossero stati previsti controlli preventivi dell’Agenzia delle Entrate sui possibili aderenti all’operazione. Il concetto è comunque quello di una sanatoria, su base volontaria. Anche se è probabile che, come accade in occasioni del genere, l’amministrazione fiscale farebbe pressione sulla platea dei potenziali interessati minacciando di fatto controlli più severi per chi non aderisce.

Un punto chiave – sottolinea Luca Cifoni su Il Messaggero – è il livello della sanzione che bisognerebbe pagare per mettersi in regola, ottenendo uno scudo rispetto alle eventuali pretese del fisco ma anche alle possibili contestazioni penali, incluse quelle che ruotano intorno al reato di riciclaggio. Nel 2016 era stato ipotizzato un prelievo del 35 per cento, sicuramente alto. La Lega pensa invece ad un più appetibile 15-20 per cento. Resta da capire se le somme in questo modo liberate resterebbero nella disponibilità degli interessati: come era già stato ipotizzato in passato, il governo potrebbe richiedere di destinarne almeno una parte a strumenti di investimento come i Pir (piani individuali di risparmio) finalizzati sulla carta al rilancio dell’economia.

Secondo stime fatte in passato le somme in contante detenute in cassette di sicurezza oppure all’estero potrebbero avere un valore complessivo di 200 miliardi.