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Savona (Consob): «Ridare dignità al debito pubblico, il risparmio degli italiani lo sostiene. Le autorità alimentano speculazione su BTp»

Il risparmio italiano, pari a 16 trilioni di euro in termini di attività finanziarie, è la ricchezza e garanzia della solidità
dell’Italia nonostante il suo imponente debito pubblico (oltre 2.300 miliardi). Anche perché non esiste «un legame ottimale
tra debito pubblico e Pil», e per garantire la sostenibilità del primo, «il suo saggio di incremento deve restare mediamente
al di sotto del saggio di crescita del Pil».

Il nuovo presidente della Consob, Paolo Savona, sceglie un approccio da macroeconomista per declinare nella sua prima relazione
ruolo e compiti dell’Autorità che vigila sui mercati durante il suo mandato e soprattutto per affrontare la questione più
spinosa e attuale: l’elevato livello del debito pubblico italiano e il rischio di una procedura di infrazione da parte della
Ue. Secondo il professore, poi, per la crescita «serve un’azione congiunta di settore privato e pubblico italiano per attivare
investimenti aggiuntivi nell’ordine di 20 miliardi di euro, utilizzando risparmio interno».

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Il risparmio rende sostenibile il debito
La forza competitiva delle imprese italiane sul mercato globale e il grande risparmio del paese – dal 2013 disponiamo di flussi
in eccesso rispetto all’uso interno, l’Italia ne cede in quantità all’estero superiori rispetto al suo debito», chiosa – sono
le categorie da difendere e da usare come valori per riaffermare il peso dell’Italia in Europa.

L’ex ministro per gli Affari europei nel Governo Conte ribalta l’approccio dell’Unione europea che fa perno sulla necessità
del rispetto dei trattati, sulla coerenza dei saldi di bilancio con le previsioni e sulla tensione verso il pareggio. Per
Savona è più realistico concentrarsi sulla sostenibilità del debito e sulla consapevolezza che «le immagini distorte della
realtà» di un’Italia «dentro la caverna di Socrate», la presenza di un «vociare di fondo» riflettono «i giudizi negativi sul
paese espressi da istituzioni sovranazionali, enti nazionali e centri privati» i quali «appaiono prossimi ai pregiudizi» perché
basati su «parametriche finanziarie convenzionali che non tengono conto dei due pilastri che reggono la nostra economia e
società». Appunto risparmio e competitività delle imprese.

«I governi del mondo, a partire dagli Stati membri della Ue, devono prendersi la responsabilità» di cambiare «l’insoddisfacente
stato delle cose» consapevoli del fatto che l’accresciuta «interdipendenza tra gli Stati del mondo» rende sterile puntare
il dito gli uni contro gli altri.

Il debito sovrano ha una dignità, non è male assoluto
Del resto, i «tentativi di contenere gli eccessi di debito pubblico con avanzi di bilancio statale hanno manifestato i limiti
intrinseci nel raggiungere l’obiettivo di stabilità senza una parallela crescita». Secondo Savona, invece, «in Italia il risparmio
ha sostenuto l’espansione dell’indebitamento pubblico senza causare effetti di sostituzione del debito privato». Bisogna restituire
«ai debiti sovrani, incluso quello italiano, la dignità di ricchezza protetta» e questo basterebbe a fugare «sospetti di insolvenza
che sono infondati». Il binomio fiducia crescita, secondo il professore, «riceverebbe impulso certo e rilevante da un’azione
congiunta di settore privato e pubblico italiano per attivare investimenti aggiuntivi nell’ordine di 20 miliardi di euro,
utilizzando risparmio interno». Inoltre, aggiunge Savona, «il potere di valutare il rischio di rimborso» dei titoli di Stato
italiani «si è trasferito sul mercato senza un adeguato contrasto alla speculazione, che non di rado trova alimento nell’attitudine delle autorità a usarlo come vincolo esterno per indurre gli Stati membri a rispettare i parametri fiscali concordati a livello europeo».

Una difesa europea per il risparmio tradito
Il risparmio è stato però tradito, soprattutto quello delle famiglie (oltre 4 trilioni) che non sanno più come investirlo.
«Le normative dettagliate per raggiungere un livello soddisfacente di protezione del risparmio» trovano limiti nel fatto che
le economie più esposte alla crisi fanno più fatica ad «incanalarlo verso il mondo produttivo» (leggi le Pmi, nonostante strumenti
come minibond e Pir) e dunque quei soldi defluiscono all’estero. Per Savona anche la difesa dei risparmiatori deve partire
da un impulso europeo: nello specifico molto potrebbe fare l’attivazione della garanzia pubblica comune sui Fondi di tutela
dei depositi bancari, uno dei famosi pezzi mancanti per completare l’Unione bancaria e che vacilla sulla sfiducia reciproca
dei governi della Ue. Effetto collaterale dell’incapacità di “incanalare” il risparmio è la penalizzazione dei titoli quotati
a piazza Affari, «un mercato finanziario» la cui «dimensione resta modesta».

Monopolio pubblico per le criptovalute
Anche le criptovalute possono contribuire a proteggere il risparmio. Ma devono essere sottratte al controllo solo privato
e diventare monopolio pubblico, «altrimenti il sistema monetario attuale ne verrebbe sconvolto». Il regime criptato deve essere
reso «trasparente» per consentire alle Autorità il controllo sulle basi che originano le scelte degli intermediari. L’innovazione
e l’intelligenza artificiale tardano ad essere introdotte nelle gestione del risparmio, dove possono «migliorare il binomio
rischio rendimento». Savona denuncia la reticenza dei gestori che preferiscono «sistemi obsoleti» che ormai rappresentano
un rischio per chi vi si affida. Consob intende dare vita a un centro di ricerca e formazione: Safe, scuola per le applicazioi
fintech elettroniche.

Il professore vuole rilanciare il ruolo di Consob nel network europeo (Esma, Iosco, Esrb, Fsb) anche in vista delle definizione
delle regole per la Capital Market Union, il progetto della Ue per rendere più facile alle imprese l’accesso al mercato dei
capitali rafforzando anche la tutela di investitori e risparmiatori.

Bond europei privi di rischio
E sposa l’idea dell’istituzione di “safe asset”, strumenti europei privi di rischio, sulla scia di quanto proposto dal governatore
della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle considerazioni finali di maggio. Oggi l’unico asset di questo tipo è il bund tedesco,
ma è un sistema asimmetrico. Potrebbe essere il Fondo salva Stati a emettere questo strumento, utilizzando i proventi per
rifinanziare il debito degli Stati membri a basso costo.

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