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Tari, una tassa destinata ad aumentare: le regioni più colpite

Continua a crescere la Tassa sui rifiuti che, in meno di dieci anni, è aumentata del 76%.

Il dato preoccupante è fornito dal secondo monitoraggio dell’Osservatorio Tasse Locali di Confcommercio, che ha rilasciato uno studio sull’andamento della Tari dal 2010 ad oggi. I dati registrano una crescita incontrollata della tassa, e che adesso vale 9,5 miliardi. La raccolta delle informazioni riguarda principalmente le imprese del terziario.

Insieme al valore della tassa, continua a crescere anche la Tari pro-capite: la più bassa è in Molise (130 euro), mentre, la più elevata raggiunge i 261 euro nella regione Lazio. L’aumento più importante è quello dell’Umbria, pari all’8,5%, che raggiunge così i 240,8 euro di Tari pro-capite.

La causa è da ricercarsi nella differenza tra costi e qualità del servizio. Tale scostamento è presente soprattutto nelle regioni di: Piemonte, Calabria e Basilicata. Invece, le regioni che si trovano in condizioni migliori sono Toscana e Abruzzo.

Pur registrando un grave aumento dei costi, la qualità del servizio fornito dalle amministrazioni pubbliche continua a calare. Infatti, solo cinque regioni su venti raggiungono un livello sufficiente: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e Marche.

Confcommercio ha elaborato una stima anche in base alla tipologia di attività. È emerso che a quasi tutte le categorie di commercianti vengono applicate quote sempre maggiori. A pagare di più sono fiorai, ortofrutta e pescherie, seguiti dai banchi del mercato con vendita alimentare e dalla ristorazione. L’aumento più importante della Tari è stato registrato da ristoranti, discoteche e negozi di abbigliamento e librerie.

Patrizia Di Dio, Presidente nazionale gruppo terziario donna di Confcommercio, ha commentato i dati di Confcommercio, affermando “una città libera dai rifiuti, decorosa e pulita non può che accrescere quel senso civico che invece si sta perdendo e che rischia di alimentare una pericolosissima deriva culturale”.

Di Dio continua con la proposta di “avviare con urgenza azioni concrete affinché si limiti la libertà fino ad ora concessa ai comuni di poter determinare il costo dei piani finanziari includendo voci di costo improprie, come i costi del personale, vincolando gli enti locali al rispetto di norme di legge come quella che li obbliga a tenere conto dei fabbisogni”.

Insieme alla risposta di Di Dio, arriva prontamente la reazione dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC) che considera la Tariuna tassa regressiva” perché sfavorisce i nuclei con redditi più bassi senza portare risultati significativi. “Più il comune è incapace, più i consumatori devono pagare” commenta il Presidente di UNC Massimiliano Dona, che aggiunge “va rivista”.