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Tasse, dopo il taglio del cuneo Conte pensa al nuovo Irpef: come cambiano le aliquote

Dopo il taglio delle tasse toccherà all’Irpef. Lo ha detto chiaramente il premier Giuseppe Conte dopo l’accordo tra Governo e sindacati sul taglio del cuneo fiscale che, in qualche modo, ha messo d’accordo un po’ tutti.

L’Esecutivo è al lavoro per una riduzione generalizzata del peso del Fisco sulle tasche degli italiani, e in particolare sui lavoratori dipendenti. L’obiettivo, dunque, è far pagare ai lavoratori ancora meno tasse grazie alla revisione degli scaglioni Irpef.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la sua squadra sarebbero al lavoro per ridurre il numero e il livello delle aliquote, partendo dall’accorpamento delle due più basse.

La proposta sulle nuove aliquote Irpef

Attualmente le due aliquote Irpef più basse sono quella del 23% prevista per i redditi fino a 15mila euro e quella del 27%, per i redditi compresi tra i 15mila e i 28mila euro. Il Governo starebbe ora pensando a un solo scaglione, con l’aliquota al 20%. Le aliquote diventerebbero così tre al posto delle cinque attualmente esistenti, “così da rendere più snello e moderno il sistema fiscale italiano” spiega il Movimento 5 Stelle che lo sostiene.

Vero è, tuttavia, che questa operazione per lo Stato sarebbe un salasso, perché ogni punto percentuale di riduzione dell’aliquota più bassa costerebbe circa 4 miliardi. L’accorpamento dei primi due scaglioni costerebbe almeno 20 miliardi, oltre un punto percentuale di Pil.

Deduzioni e il “quoziente familiare”

Proprio per questo motivo, il Governo potrebbe studiare un nuovo sistema di deduzioni e detrazioni con tagli e razionalizzazioni, a scalare all’aumentare del reddito. Nella Manovra 2020 è già stata ipotizzata una progressiva eliminazione delle detrazioni del 19% per chi ha un reddito di oltre 120mila euro.

La riduzione delle aliquote da cinque a tre nella proposta del Movimento 5 Stelle sarebbe accompagnato dal quoziente familiare, cui si aggiunge l’idea di una revisione delle attuali percentuali del prelievo, con una attenzione particolare al ceto medio (quello fino ai 55mila euro di reddito), finora escluso dagli aumenti di stipendio in busta paga.

M5s: “Riforma epocale”

Il taglio del cuneo, che partirà da luglio di quest’anno, “è solo la premessa ad una più generale riforma dell’Irpef”, scrive il M5s sul Blog delle Stelle. La riforma che “stiamo studiando da alcuni mesi e che porterà risparmi ancora più consistenti per il ceto medio, senza dimenticare i pensionati e gli incapienti (coloro che non pagano tasse perché percepiscono redditi molto bassi) è una riforma “epocale che partirà nel 2021”.

“Lavoratori, pensionati, precari, disoccupati: chi è stato colpito dalle politiche di austerità dei governi passati sarà sempre al centro della nostra azione politica”, conclude il post.

L’unica cosa sicura, per ora, è lo strumento con cui il Governo metterà mano al sistema fiscale, e cioè la legge delega, che Gualtieri vorrebbe vedere approvare entro aprile.

A margine del proficuo incontro con Cgil, Cils e Uil Conte ha fatto sapere che “in prospettiva contiamo di coinvolgere anche i pensionati nella riduzione dell’Irpef. Confidiamo di continuare questo dialogo con il sindacato”. Nei prossimi giorni ci sarà un proseguimento dei tavoli su pensioni, investimenti e Mezzogiorno.