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Truffe sul carburante: inchiesta sul contrabbando e l’evasione delle tasse

Le truffe legate al carburante toccano picchi altissimi con danni sempre più pesanti per le casse statali. È quanto emerge da un’indagine condotta da Coffee Break, talk televisivo in onda su La7 e condotto da Flavia Fratello.

Il programma ha effettuato un approfondimento sul tema, snocciolando numeri allarmanti. Su 128mila ispezioni operate sono state stimate 16mila frodi. Le persone coinvolte nei raggiri che vanno a pesare sul fisco e, in definitiva, sull’erario statale sono circa 18mila.

A spiegare le modalità e i numeri del fenomeno è stato il giornalista Francesco Bardaro, che ha studiato la maniera in cui avvengono le truffe raggiungendo anche il presidente dell’Unione Petrolifera, Claudio Spinaci.

“Si può andare dall’evasione Iva e accisa all’importazione clandestina dei prodotti – ha spiegato Spinaci – Ogni fattispecie ha delle conseguenze negative per il Fisco e per gli operatori onesti”.

“Abbiamo stimato che circa il 10% del prodotto è coinvolto e potremmo stimare dai 2 ai 3 miliardi di mancati introiti per lo Stato”, ha concluso il presidente dell’Unione Petrolifera.

Alla luce di questi dati e del danno fiscale, il Governo sta cercando di mettere in campo delle misure per combattere l’evasione. Tuttavia non è affatto facile andare a recuperare i fondi sottratti, anche perché da 7 anni a questa parte, più precisamente dal 2012, il mercato dei carburanti è stato liberalizzato.

La questione è stata sottolineata anche dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. “Il numero degli operatori – ha dichiarato Marco Lorefice – si è moltiplicato, così come il numero di soggetti titolari di deposito. Ciò ha comportato uno sforzo organizzativo e operativo significativo”.

Le maggiori piaghe per le casse dello Stato sono quelle legate ai reati del contrabbando e dell’evasione dell’Iva e delle accise. Le indagini hanno mostrato come le frontiere del Nord-Est siano quelle più sfruttate per i traffici illeciti. Sono inoltre stati messi a punto intricati sistemi finanziari che riescono spesso ad aggirare le leggi.

Come ogni sistema illegale, anche quello legato al carburante origina una ‘concorrenza sleale‘ che fa pagare il conto alle attività che rispettano le regole. Queste infatti si vedono costrette a proporre la merce a prezzi più alti e di conseguenza ad essere più soggette a crisi. Una situazione che può portare alla chiusura dell’esercizio.