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USA, Biden “cancella” Trump: più tasse a ricchi e imprese

Numeri “monstre”: oltre 2.000 miliardi di dollari (prima costola del maxi progetto che ne stanzia complessivamente oltre 4000) che getteranno le basi della nuova America grazie ad una serie di investimenti spalmati nell’arco di otto anni in grandi opere come strade, ponti, alta velocità, completamento della banda larga, ammodernamento della rete elettrica e di quella idrica.

“Dobbiamo ricostruire l’America. È poderoso, sì, e audace sì… e possiamo farlo”. Con queste parole il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden illustra l’American Jobs Plan.

BIDEN ROMPE TABU’ TASSE – Un piano ambizioso e costoso che passa per la strada stretta e piena di ostacoli dell’aumento della pressione fiscale su grandi società e multinazionali attraverso un doppio binario: innalzamento dell’aliquota dal 21 al 28% e tassazione dei profitti guadagnati all’estero. Ed è qui che ci consuma la prima grande rottura con l’era Trump che con la sua riforma fiscale aveva tagliato le tasse a Corporate America dal 35 al 21%.

Dunque, inasprimento delle imposte per aziende e ricchi cancellando le agevolazioni concesse dal predecessore.  “Dopo aver salvato l’economia dal baratro, bisogna gettare le fondamenta di una ripresa di lungo termine”, ribadiscono i democratici  pronti a mettere mano a quelle che sono considerate le ingiustizie del sistema di imposizione fiscale americano.

Secondo la Casa Bianca, questo tasso rimarrebbe, dopo l’aumento, comunque al minimo dalla Seconda guerra mondiale, eccezion fatta per gli anni trascorsi dalla riforma fiscale targata Tycoon approvata nel 2017.

Prima però c’è da superare la dura opposizione non solo di Repubblicani e aziende ma anche di alcuni rappresentanti dello stesso partito democratico su alcuni punti chiave della proposta presentata una settimana fa, che aspetta l’ok del Congresso.

Biden intanto depone l’ascia di guerra e chiarisce, “Non vogliamo punire nessuno alzando le tasse. Ma accidenti! Sono stanco di vedere la gente ordinaria spennata”: replica così alle critiche rivolte al suo maxi piano. E, nel frattempo, incassa un endorsement a dir poco “pesante”.

Jeff Bezos, il patron di Amazon e l’uomo più ricco del mondo, ha fatto sapere che appoggia il maxi piano per le infrastrutture. “Sia i democratici sia i repubblicani hanno appoggiato le infrastrutture in passato, e questo è il momento giusto per lavorare insieme” e realizzarle, afferma dicendosi a favore anche dell’aumento delle tasse per le società.

“Ammettiamo che gli investimenti” nelle infrastrutture “richiederanno concessioni da tutte la parti, sia sulle specifiche incluse sia su come vengono finanziati (sosteniamo un aumento delle tasse per le aziende)”, dice Bezos.

BIDEN CAMBIA TUTTO – Chiusa l’era Trump, Biden ha fretta di cambiare la rotta come testimonia anche un’altra inversione a U degli Stati Uniti, che hanno inviato all’OCSE una proposta per una “tassazione minima globale” sulle multinazionali, collegata a dove queste realizzano il fatturato derivante dalle vendite e non alla sede amministrativa e fiscale.

Una proposta, scrive il Financial Times, contenuta in un documento di 135 pagine inviato dal Dipartimento del Tesoro USA all’Organizzazione che ha sede a Parigi, proprio mentre è in corso il G20 delle finanze, che sta prendendo seriamente in considerazione questo tema. Altra questione rispetto alla quale il Tycoon aveva chiuso la porta a doppia mandata.