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Dopo il Coronavirus arriva la patrimoniale? Le ipotesi

Se e quando sarà passata questa terribile emergenza sanitaria, sarà il momento di ripartire e ricostruire. E per un paese dall’altissimo debito pubblico come l’Italia, indipendentmente da quelle che saranno le scelte in sede europea, non sarà facile sottrarsi ad interventi controversi come quello che da decenni aleggia sul Belpaese, una tassa patrimoniale.

Nei palazzi della politica se ne discute, anche se con la massima attenzione anche solo nell’utilizzo dei termini. L’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini, si è detto favorevole a chiedere di più a chi ha di più per affrontare l’emergenza Coronavirus, parlando esplicitamente di “patrimoniale”. Nelle stesse ore, la senatrice del Movimento 5 Stelle, Paola Nugnes, vergava sull’Huffington Post una accalorata difesa di questa tipologia d’imposta, partendo dalla premessa che le società capitaliste sarebbero ingiuste e produrrebbero molteplici “scarti”, tra cui umani.

Ma in cosa consisterebbe una tassa patrimoiale in Italia? L’Italia ha all’attivo quasi 10.000 miliardi di euro di ricchezza accumulata, in forma perlopiù di fabbricati, terreni, investimenti finanziari, risparmi liquidi e altri beni. Nel complesso, valgono 5,5 volte il pil. Tanto per farsi un’idea, imponendo un’aliquota orizzontale dell’1% troveremmo, in teoria, i 100 miliardi che servirebbero nei prossimi mesi per affrontare l’emergenza.

Tuttavia, fatto salvo un eventuale ed estremamente impopolare prelievo forzoso dai conti correnti come avvenne con Amato nel 1992, non è facile mettere mano ad un ambito in cui la patrimoniale, sotto altre forme e altri nomi, già esiste. Si tenga presente che soltanto l’IMU fa incassare ogni anno allo stato quasi un punto e mezzo di pil, colpendo particolarmente le seconde abitazioni e gli immobili ad uso commerciale, industriale e artigianale. Senza contare che nessuno oggi può dire se una patrimoniale potrebbe avere un effetto volano o al contrario un effetto boomerang su di una economia fragile come la nostra.

E infatti si ragiona anche e soprattutto su altre forme di finanziamento, come dice autorevolmente il viceministro all’Economia Pier Paolo Baretta. Non ci sarà “alcun prelievo forzoso” nei conti correnti degli italiani, su cui sono sono fermi 1.400 miliardi di euro. “E nessuna patrimoniale. L’idea, ambiziosa, è semmai quella di una mobilitazione di massa dell’intero paese, ma in forme assolutamente volontarie. Proveremo ad attrarre il risparmio in canali d’investimento virtuosi e con garanzie rafforzate. Ma è un discorso di prospettiva, ancora in evoluzione”.