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Evasione fiscale: scoperti 4.900 miliardi nei paradisi fiscali

Lotta senza quartiere all’evasione fiscale e ai furbetti del Paradiso fiscale. Con questo obiettivo, 90 Paesi aderenti all’OCSE hanno sottoscritto un patto per lo scambio automatico di informazioni fiscali.

E, a un anno dalla sua promulgazione, gli accordi tra gli stati aderenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico hanno già dato i primi frutti. Stando al rapporto diffuso dal segretario generale OCSE Angel Gurria, nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati scoperti 4.900 miliardi di euro depositati in 47 milioni di conti correnti aperti presso banche con sede in uno dei tanti paradisi fiscali sparsi in tutto il mondo. Facendo una rapida divisione, su ognuno dei conti di deposito scoperti sono presenti più di 100 milioni di euro.

Lo scambio di informazioni tra le nazioni che hanno sottoscritto il patto (tra questi troviamo anche Paesi come Svizzera, Isole Cayman, Principato di Monaco e Saint Lucia), ha consentito di ridurre del 25% il numero di conti corrente nei centri finanziari internazionali. Un’attività che ha consentito di far emergere capitali per centinaia di miliardi di euro. Se tra il 2000 e il 2008 il volume di denaro nascosto nei paradisi fiscali era cresciuto in maniera esponenziale, nell’ultimo decennio le attività di controllo hanno consentito di ridurre i depositi del 34%.

Le attività di voluntary disclosure dei conti offshore, inoltre, hanno permesso ai Paesi dell’OCSE e del G20 di recuperare 95 miliardi di euro in tasse, interessi e sanzioni su capitali precedentemente occultati.

Ma non è tutto: secondo lo stesso Gurria negli anni a venire i risultati potrebbero essere addirittura migliori. “La comunità internazionale ha introdotto un livello senza precedenti di trasparenza in materia fiscale, che porterà risultati concreti per le entrate e i servizi del governo negli anni a venire. Le iniziative di trasparenza che abbiamo progettato e implementato attraverso il G20 hanno portato alla luce un ampio pool di fondi offshore che ora possono essere tassati in modo efficace dalle autorità di tutto il mondo”.

Continuando su questa strada, afferma il segretario generale dell’OCSE, i Paesi vittime dell’evasione fiscale potranno contare su maggiori introiti fiscali, avendo la possibilità di tassare capitali sinora “invisibili” agli occhi delle autorità di controllo. “L’analisi continua dell’attività finanziaria transfrontaliera sta già dimostrando quanto gli standard internazionali sullo scambio automatico di informazioni abbiano rafforzato l’adempimento fiscale, e ci aspettiamo di vedere risultati ancora più positivi andando avanti”, ha concluso Gurria.