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Fisco, la rottamazione in un click: adesso si fa online

(Teleborsa) Davvero adesso non ci sono più scuse. Basta lunghe file ed interminabili attese: adesso la rottamazione si fa online, dunque, a portata di click e in pochi minuti. Se tra i buoni propositi del nuovo anno c’è fare pace col fisco e regolarizzare la vostra posizione da contribuenti non proprio modello, avete tutti gli strumenti per farlo, per giunta comodamente da casa.

Fai D.A. te, la rottamazione si fa online – Grazie infatti al servizio “Fai D.A. te” di Agenzia delle Entrate-Riscossione, le cartelle si “rottamano” online, senza più attese e senza doversi per forza recare allo sportello. Il servizio, in pratica, consente ai contribuenti, direttamente dall’area del portale dell’Agenzia della Riscossione (senza pin e password), di chiedere l’elenco delle cartelle “rottamabili”, visionare l’importo dovuto e, in tempo reale, inviare la domanda di adesione alla definizione agevolata. Per presentare la richiesta c’è tempo fino al 30 aprile 2019.

COSA FARE – Bastano pochi click. Per utilizzare il servizio, infatti,  bisogna accedere al portale http://www.agenziaentrateriscossione.gov.it ed entrare nella pagina dedicata alla Definizione Agevolata 2018. In questo modo, cliccando sull’apposito link, è possibile inviare la richiesta per ottenere via email il “prospetto informativo” e l’importo dovuto. Una volta che il contribuente sarà in possesso di tutte le informazioni necessarie della propria situazione debitoria, potrà compilare direttamente online la domanda per “rottamare” cartelle e avvisi riferiti al periodo che va dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.

LA PIAGA DELL’EVASIONE IN ITALIA –  In senso più ampio, c’è da dire che il rapporto degli italiani col fisco non è sicuramente dei più virtuosi. Numeri alla mano, infatti, nel 2016 l’evasione stimata in Italia è stata del 16 per cento. Ciò vuol dire che per ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco, 16 rimangono illegalmente nelle tasche degli evasori. In termini assoluti, invece, sono 113,3 i miliardi di euro che in quell’anno sono stati sottratti all’erario. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.