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ISTAT, evasione fiscale mina crescita ed equità 

Tra i tanti nemici della ripresa nel nostro Paese ce n’è, senza dubbio, uno più dannoso di altri: l’evasione fiscale è una vera e propria piaga che non smette di allarmare, i cui effetti a dir poco nefasti si ripercuotono sulle dinamiche di un’economia, purtroppo, già in sofferenza.

EVASIONE FISCALE MINA LA CRESCITA – Nel corso dell’audizione parlamentare sul Documento di Economia e Finanza (DEF), il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha fornito, tra gli altri, i dati aggiornati sull’economia “non osservata”: in media, nel triennio 2014-2016, si riscontra un gap complessivo pari a circa 109,7 miliardi. Dati che “mostrano la persistenza di livelli elevati di evasione fiscale e contributiva, aspetti critici per il rafforzamento della capacità competitiva e di crescita del nostro Paese e per l’efficacia e l’equità delle politiche pubbliche”, precisa Blangiardo il quale sottolinea anche che “In Italia, le prospettive per i prossimi mesi sembrano orientate a una sostanziale persistenza dell’attuale fase di debolezza del ciclo economico”.

OBIETTIVO CRESCITA 2019 APPARE COERENTE –  “L’obiettivo di crescita programmatica fissato dal Governo per il 2019 (+0,1%), pari al tasso di variazione acquisito nel secondo trimestre, appare coerente” con lo “scenario” attuale “in assenza di perturbazioni derivanti da una significativa involuzione dello scenario internazionale”, ha poi precisato il Presidente dell’Istituto.  Il riferimento allo scenario internazionale riguarda in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti:  “L’imminente introduzione di nuovi dazi all’importazione negli Stati Uniti, secondo una logica di tipo selettivo differenziata per tipologia di prodotti a seconda del paese Ue di provenienza, impatta in modo significativo su un numero limitato di prodotti di eccellenza della nostra filiera agro-alimentare”.

Nel complesso, sottolinea ancora Blangiardo, “il valore economico di questi prodotti ammonta nel 2018 a circa 400 milioni di euro, che incidono per meno dell’1% sull’export nazionale verso gli Usa, rappresentando quasi il 10% del valore economico delle vendite di prodotti alimentari italiani negli Usa”.

E ancora: sono donne, giovani e Sud i “nodi” del mercato del lavoro in Italia. In dieci anni la quota di donne tra gli occupati è passata dal 40,1 al 42,1%. Nel nostro Paese ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%.”Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Unione Europea”, conclude Blangiardo.