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Istat, pressione fiscale in crescita nel primo trimestre: i dati





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A seguito dell’emergenza Covid-19, Governo e Regioni hanno deciso il rinvio di parecchie scadenze fiscali, per alleggerire le famiglie provate dalla crisi. E all’esame dell’esecutivo, in queste ore, ci sarebbe anche un ulteriore “slittamento” delle scadenze a settembre, provvedimento richiesto a gran voce da Italia Viva e Movimento Cinque Stelle.

Pressione fiscale in salita nel primo trimestre

Eppure, nel primo trimestre del 2020, la pressione fiscale era pari al 37,1%, e ha registrato un aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad affermarlo, le ultime rilevazioni dell’Istat pubblicate sul suo sito.

Proprio sulla pressione vuole intervenire l’Esecutivo, con il Premier che nei giorni scorsi, in chiusura degli Stati Generali, ha annunciato l’ipotesi, attualmente sul tavolo, di un taglio dell’Iva.

Caldeggiato da più parti, non da ultimo dal Governatore della Banca d’Italia Visco, è però un intervento più complessivo sul sistema fiscale, ad esempio con possibile riduzione e accorpamento da cinque a quattro delle aliquote Irpef. Altra ipotesi, la cancellazione delle aliquote su modello tedesco, e il ricorso a un algoritmo che attribuisca a ciascun contribuente una propria aliquota di base.

Balza il rapporto deficit/Pil

Sempre secondo i dati Istat, oltre alla pressione fiscale anche il rapporto deficit/ Pil ha registrato un balzo, nei primi tre mesi del 2020, al 10,8%, mentre nello stesso periodo del 2019 si fermava al 7,1%. L’incidenza dell’indebitamento sul Prodotto interno lordo, spiega l’Istituto, “è sensibilmente aumentata” a causa della “riduzione delle entrate” e dell'”aumento delle uscite”, che includono “le spese straordinarie per cassa integrazione guadagni e varie tipologie di indennità relative al mese di marzo”, stanziate a causa dell’emergenza.

Scendono il reddito lordo e la spesa per i consumi

Altro dato rilevato dall’Istat, la discesa dell’1,6% del reddito lordo disponibile delle famiglie, rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto si è ridotto dell’1,7%. Dati che, naturalmente, risentono del periodo di crisi: eppure, “le misure di sostegno ai redditi introdotte per contenere gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria”, spiega l’stat, “hanno limitato in misura significativa la caduta del reddito disponibile e del potere di acquisto delle famiglie”.

Parallelamente, c’è stata una “brusca contrazione” della spesa per i consumi finali delle famiglie, che si è ridotta del 6,4%. L’origine è da ricercarsi, ancora una volta, nelle misure di contenimento adottate per via dell’emergenza Covid-19. A ciò è corrisposto un aumento del tasso di risparmio: la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è, infatti, del 12,5%, in rialzo di 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2019.