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Iva, al vaglio del Governo il mini aumento

Quando si parla di conti da far quadrare la coperta, è cosa nota, è sempre troppo corta. Si tira da un lato con il rischio piuttosto concreto che l’altra parte resti scoperta.E allora l’imperativo è correre ai ripari.

In queste ore, c’è un fantasma la cui ombra diventa ogni giorno più ingombrante, che aleggia sul Governo gialloverde ma anche sul futuro, prossimo,  degli italiani: stiamo parlando della Manovra-Bis, evocata ormai da più parti.

LE SMENTITE DEL GOVERNO – Dall’esecutivo si fa professione di ottimismo e fioccano le smentite: nelle scorse ore,  il Vicepremier e Ministro del lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, infatti, allontana un possibile intervento correttivo di bilancio:”Abbiamo messo già a riserva 2 miliardi di euro, i nostri obiettivi di crescita e sviluppo economico ci consentono di evitare una manovra bis”. Lo ha detto Di Maio.

E anche il fronte “tecnico”, rappresentato dal ministero dell’Economia, mostra, a dirla tutta, una certa tranquillità. Strategia o realtà? Al momento, tempi ancora prematuri per dirlo.

La speranza, dunque, è che il Governo non debba ricorrere ad una Manovra Bis. L’impressione però è che invece si vada nella direzione opposta delle dichiarazioni di facciata, necessarie in una fase così delicata, a non creare allarmismi o tensioni.

Il calendario per l’esecutivo pare segnato:  fino a maggio, data in cui ci saranno le elezioni europee, non dovrebbe succedere niente. O comunque poco.  Ma da giugno, manovra-bis o no, la questione economica sarà una vera e propria bomba ad orologeria. A settembre, infatti, bisognerà mettere mano ad una legge di bilancio che parte da meno 23 miliardi di euro, tanto serve a evitare gli aumenti dell’Iva del 2020.  Altra stangata in arrivo? 

Per questo il Governo è già al lavoro su quelle che, allo stato attuale, sono solo ipotesi allo studio per non farsi trovare impreparati.

Come riporta il Messaggero, Al vaglio ci sarebbe l’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva, la cui asticella oggi è fissata al 22% e che potrebbe salire al 23%. Frutterebbe quasi 4,5 miliardi di euro. Secondo il quotidiano,  la pillola verrebbe resa meno amara provando ad abbozzare un sistema all’americana, aumentando cioè, notevolmente le spese deducibili e detraibili. L’idea sarebbe di introdurre nell’ordinamento italiano il cosiddetto contrasto d’interessi, che renderebbe conveniente per tutti chiedere scontrini e ricevute fiscali e obbligherebbe coloro che oggi si sottraggono a rilasciarle.

L’altra ipotesi, più audace,  sarebbe di far salire l’Iva ordinaria di due gradini, dal 22 al 24%, magari scambiandola, in questo caso, con una riduzione diretta delle aliquote Irpef. 

CROLLO M5S, CHE SUCCEDE ORA? – Intanto il quadro generale diventa sempre più nebuloso. Il Governo, infatti, già messo a dura prova da fattori esterni, rischia di essere messo alla prova da equilibri interni che sembrano venire meno.

Se, infatti, dalle elezioni in Sardegna non è ancora uscito un vincitore  – in corso lo spoglio che sancisce il testa a testa tra Christian Solinas (centrodestra) e Massimo Zedda (centrosinistra) –  di sicuro consegna lo sconfitto: dopo la debacle in Abruzzo, altra batosta per il M5S, alle prese dunque con un altro crollo di consensi. Il secondo in pochi giorni. 

Tradotto: Salvini mette la freccia, Di Maio la retromarcia. Per questo, più di qualcuno inizia a chiedersi quanto questo equilibrio, apparso a molti già fragile dall’inizio che inizia a pendere decisamente troppo dalla parte leghista sbilanciando gli alleati di Governo pentastellati in una condizione decisamente più scomoda, peserà sulla tenuta e, dunque, sul futuro del Governo.