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Manovra, accordo su carcere agli evasori. Slittano a luglio tetto ai contanti e multe sul Pos

Al termine di una settimana in cui non sono mancate polemiche e tensioni, culminate nel vertice di ieri a Palazzo Chigi, nella maggioranza torna il sereno. Luigi Di Maio e i Cinque stelle accolgono con soddisfazione le modifiche alla manovra approvata una settimana fa in Consiglio dei Ministri con la formula “salvo intese”: formalizzato il carcere per gli evasori fiscali, rinviate le norme sui carte di credito e Pos.

Si parte infatti da luglio 2020 sia con l’abbassamento del tetto al contante sia con le multe per chi non consente di pagare con Pos, come chiedeva il Movimento. Nel frattempo, si lavorerà a un accordo sull’abbassamento dei costi delle commissioni delle carte di credito e alla creazione di una piattaforma informatica dove confluiranno le informazioni utili al funzionamento del pacchetto anti evasione.  

Previsto il carcere da 4 a 8 anni per chi evade più di 100 mila euro. La stretta entra subito nel testo del decreto fiscale, ma sarà in vigore solo dopo la conversione in legge da parte del Parlamento. Come spiega Dario Franceschini, capodelegazione del Pd al governo: “L’intesa sull’inasprimento delle norme per i grandi evasori adempie al punto 16 del programma di governo e rientra nella strategia di lotta all’evasione centrale per il governo. Il fatto poi che nel decreto fiscale sia previsto che le norme entreranno in vigore non subito ma soltanto al momento della conversione garantisce il Parlamento sulla possibilità di approfondirne tutti gli effetti e conseguenze”.

Esulta il ministro degli Esteri Di Maio: “Il carcere ai grandi evasori entra nel decreto fiscale, come aveva chiesto con forza il M5S. E anche la confisca per sproporzione. Ambedue le norme entreranno in vigore dopo la conversione in legge da parte del Parlamento. D’ora in avanti chi evaderà centinaia e centinaia di migliaia di euro sarà finalmente punito con il carcere. Colpiamo i pesci grossi”.

Il “bonus Befana” debutterà invece a gennaio 2021, premiando le spese effettuate con carte e bancomat a partire, appunto, da luglio 2020. Le risorse a disposizione – spiegano da Palazzo Chigi – restano 3 miliardi, che si tradurrebbero in un bonus tra i 300 e i 500 euro per le spese effettuate presso una serie di attività commerciali o di servizi allo studio dell’esecutivo.

Prosegue invece il dibattito su un altro nodo: la flat tax per le partite Iva con la maggioranza che avrebbe trovato l’intesa per mantenere, per chi ha redditi entro i 65mila euro, il regime pienamente forfettario, senza introdurre il calcolo analitico del reddito. Ma la discussione andrà avanti nei prossimi giorni.