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Nuova IMU, “solo svantaggi”: cosa ci aspetta dal 16 giugno





Imu e Tasi riunite in un’unica tassa nella prossima legge di Stabilità

Il 16 giugno, 25 milioni di italiani verseranno il primo acconto dell’IMU all’Erario, che guadagnerà circa 11 miliardi di euro. Si tratta, peraltro, della “nuova IMU” accorpata alla TASI, prevista dalla finanziaria 2020. Ma cosa cambia rispetto a prima? Si tratta in effetti di una “mossa” che semplificherà la vita degli italiani?

Tutti gli svantaggi dell’accorpamento IMU-Tasi

Non è di questo avviso il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che, intervistato dal Giornale, è convinto che il nuovo sistema non presenti alcun vantaggio, ma solo svantaggi.

  • Il primo, ha spiegato, è che è stata aumentata dal 4 al 5 per mille l’aliquota “di base” per l’abitazione principale e dal 7,6 all’8,6 per mille quella per gli altri immobili.
  • Altro “punto debole”, il fatto che “viene consentito ad alcuni Comuni di raggiungere un’aliquota massima più alta rispetto a tutti gli altri: 11,4 per mille anziché 10,6″.
  • Non solo: l’eliminazione della Tasi ha fatto sì che venisse anche soppresso “l’obbligo per i Comuni di individuare i ‘servizi indivisibili’ e di indicare analiticamente, per ciascuno di essi, ‘i relativi costi alla cui copertura il tributo è diretto'”. È stata quindi eliminata “l’unica parvenza di service tax, da tutti invocata”.
  • Altro problema è che, con la soppressione della Tasi, “viene scaricato sui proprietari l’intero importo del tributo”, mentre prima era in parte a carico degli occupanti degli immobili, se non utilizzati come abitazione principale.
  • In compenso, prosegue Spaziani Testa, “sono state mantenute imposizioni vessatorie come quelle sugli immobili inagibili e su quelli non utilizzati e privi di mercato per assenza di inquilini o acquirenti”.
  • Le difficoltà legate al Covid

    Il presidente di Confedilizia ricorda peraltro il periodo di particolare emergenza in cui ci troviamo, che ha significato per molti proprietari una grave situazione di difficoltà economica. Proprio per questo, spiega, “abbiamo inviato una circolare a tutte le nostre oltre 200 rappresentanze territoriali per invitarle a sollecitare le amministrazioni comunali a rinviare il termine per il pagamento della prima rata oppure a stabilire che non si applichino sanzioni e interessi”.

    Le “patrimoniali” che abbiamo già

    Per Spaziani Testa, non c’è poi troppa differenza tra l’IMU e una tassa patrimoniale, “ma di patrimoniali ce ne sono, di fatto, anche altre: l’Irpef sulle case non locate che si trovano nello stesso Comune in cui si trova l’abitazione principale, una vera e propria angheria nei confronti di chi ha la ‘colpa’ di non riuscire a vendere o a dare in affitto il proprio immobile”.

    A suo avviso, l’esistenza di una importa patrimoniale ordinaria sugli immobili è “in sé un’iniquità, considerato che si tratta di un tributo di fatto espropriativo del bene colpito, il cui valore viene nel tempo inevitabilmente eroso”. E ha aggiunto: “Qualche proprietario, negli ultimi anni, pur di sottrarsi a questo tributo ha provato a cedere il suo immobile allo Stato o a ridurlo in rudere: rispetto al 2011, ultimo anno pre-Imu, i ruderi sono raddoppiati passando da 278.121 a 548.148. Sarà un caso?”.