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Rinvio scadenze fiscali 20 luglio, l’ira dei commercialisti: sciopero

Lunedì sarà una giornata campale per il fisco nostrano. Dopo mesi e mesi di rinvii, proroghe e sospensioni, i contribuenti saranno nuovamente attesi da una lunga lista di scadenze fiscali. Secondo gli ultimi calcoli, si tratta di 285 adempimenti che dovrebbero portare nelle casse dell’Erario oltre 7 miliardi di euro. Denaro necessario per far quadrare i conti in vista dei prossimi appuntamenti di Bilancio e ai quali, pare, il MEF non può rinunciare.

Eppure, molti (se non tutti) si aspettavano un nuovo rinvio da parte del dicastero di Viale XX Settembre, con le scadenze posticipate quanto meno alla fine dell’estate. E, invece, così non è stato costringendo un po’ tutti a una sorta di rincorsa per farsi trovare pronti all’appuntamento con il “lunedì nero” del fisco. Sempre che i commercialisti desistano dall’intenzione dello sciopero. L’intera categoria è infatti sul piede di guerra nei confronti dell’Esecutivo e minaccia di non “collaborare” con clienti ed amministrazione finanziaria.

Scadenze fiscali 20 luglio: le ragioni del mancato rinvio

Come accennato, il 20 luglio è un giorno da bollino rosso per contribuenti, professionisti del mondo fiscale ed Erario. A causa dei rinvii delle settimane precedenti causa Covid-19, in questa data si sono accumulati decine e decine di adempimenti destinati a rimpinguare decisamente le esangui casse dello stato. Secondo alcune stime, le scadenze in calendario per il prossimo lunedì sono 246; secondo altre 285. Indipendentemente da quella che sia la stima più corretta, si tratta di un’enormità.

Molti attendevano un ulteriore rinvio o, quanto meno, una diluizione nel tempo degli adempimenti accumulati, ma così non è stato. Il Ministero delle Finanze ha infatti ritenuto di non dover concedere alcun altro rinvio o proroga per evitare di peggiorare ulteriormente le già critiche condizioni delle casse statali.

Commercialisti: rinvio o sciopero

Motivazioni che, sostengono le associazioni di rappresentanza dei commercialisti, non reggono. Soprattutto, i loro associati sono attesi da un vero e proprio tour de force reso impossibile dalle nuove normative sul distanziamento sociale.

“In questi ultimi giorni – si legge in un comunicato congiunto delle rappresentanze di categoria – abbiamo più volte reiterato il nostro accorato appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP 2020, in scadenza il 20 luglio. Una richiesta di assoluto buonsenso. Gli adempimenti straordinari legati alla emergenza coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio. I nostri studi sono pertanto in una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese”.

Non bisogna ignorare il fatto, sostengono i commercialisti, che gran parte delle imprese e delle attività del Paese stiano attraversando una fase di grave crisi economica e non hanno la liquidità per rispettare le scadenze. “Per tutte queste ragioni – concludono i commercialisti – siamo costretti a valutare azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della nostra categoria”.