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Ristori, al via i controlli “anti-furbetti” del Fisco: chi rischia

Contributi a fondo perduto e aiuti concreti per aiutare imprese e professionisti in difficoltà, ma anche controlli serrati per evitare che – in piena emergenza – qualcuno si approfitti dello Stato eludendo o frodando il Fisco italiano: questo il principio con cui l’Agenzia delle Entrate effettuerà le sue verifiche dopo il riconoscimento dei ristori approvati dagli ultimi decreti.

Caccia ai “furbetti” dei ristori: partono i controlli dell’Agenzia delle Entrate

Una seconda tranche di aiuti è stata promessa ai contribuenti più colpiti dal lockdown. Con l’aumento dei contagi e la reintroduzione delle restrizioni anti-Covid molte sono state le attività costrette a chiudere nell’ultimo mese. Ai settori più colpiti (come ristorazione, sport, turismo e commercio) il Governo ha allora deciso di riconoscere dei contributi a fondo perduto: una serie di bonus di natura economica volti a garantire credito e liquidità a chi non può contare per ora su un’entrata fissa.

Per evitare però lo spreco di risorse (ottimizzando quelle messe a disposizione dell’Erario) il Fisco ha ufficialmente aperto la caccia ai “furbetti” dei ristori, ovvero tutti coloro che fingeranno di essere in una situazione di difficoltà solo per ricevere i soldi promessi dallo Stato.

Per evitare che questo accada, infatti, dei controlli preventivi verranno avviati al momento della presentazione delle istanze. I dati dichiarati dai contribuenti, nello specifico, verranno incrociati con quelli dell’anagrafe tributaria che, se non coincideranno, comporteranno il rifiuto della domanda. Solo se sarà riscontrata coerenza tra le informazioni fornite e quelle in possesso dell’Agenzia delle Entrate, infatti, l’amministrazione finanziaria procederà al versamento del bonifico sul conto corrente indicato nell’istanza entro 10 giorni.

Chi rischia

I soggetti che rischiano di non ricevere i contributi a fondo perduto sono, di fatto, quelli che risultano essere non in possesso dei requisiti richiesti.

I ristori, infatti, spettano a chi:

  • è titolare di partita Iva attivata prima del 25 ottobre 2020;
  • esercita come attività prevalente una di quelle rientranti tra i codici Ateco cha danno diritto agli aiuti;
  • ha dichiarato un fatturato e dei corrispettivi nel mese di aprile 2020 inferiori ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019;
  • ha aperto la partita Iva dal 1° gennaio 2019.
  • Ovviamente, nel mirino del Fisco anche quelli che, una volta ricevuto il denaro, chiuderanno la propria partita Iva alla data di emissione del mandato di pagamento o di presentazione dell’istanza.