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Tasse, Ires: si lavora alla riduzione, quali imprese potranno godere dell’abbattimento

Mentre l’Italia è impegnata a contrastare l’emergenza Coronavirus, dal Ministero dello Sviluppo Economico arriva una proposta: ridurre l’Ires per le imprese che intendono ritornare in Italia dopo aver delocalizzato la loro produzione all’estero.

Ires, si lavora alla riduzione: il piano del Governo

La mini Ires proposta dal Ministro Stefano Patuanelli potrebbe arrivare ad aprile, con l’approvazione del nuovo decreto crescita e in concomitanza del Documento di Economia e Finanza. Usare il condizionale oggi è d’obbligo perché, a seguito dell’epidemia di Coronavirus scoppiata nel nostro Paese, il Governo – che già si è attivato su questo fronte – potrebbe rivedere gli interventi in agenda per far spazio a norme e disposizioni volte a tutelare i comparti economici più colpiti dall’epidemia (come quello della produzione e del commercio).

Stando a quanto annunciato a seguito dell’incontro su “crescita e sviluppo sostenibile” che si è svolto il 13 febbraio scorso a Palazzo Chigi (che ha coinvolto il Primo Ministro Giuseppe Conte, cinque ministri e alcuni parlamentari della maggioranza), l’intenzione sarebbe quella di procedere con un abbattimento dell’Ires per tutte quelle imprese che riportano la produzione su territorio italiano.

La riforma dell’imposta, inoltre, sarebbe accompagnata dall’approvazione di una serie di incentivi destinati ai lavorati. Una sorta di agevolazione fiscale (simile a quelle per il rimpatrio dei cervelli) per i dipendenti impiegati nelle aziende operanti all’estero che vogliono tornare in Italia.

Mini Ires: come funziona l’abbattimento della tassa

Una volta specificato quali saranno le imprese che potrebbero beneficiare della riduzione dell’Ires, c’è da capire come e in che misura l’abbattimento della tassa andrebbe a tradursi a livello impositivo. Il Ministro Patuanelli ha parlato di un taglio dell’Ires che vedrebbe abbassare l’aliquota attuale dal 24% fino al 10-12%.

Il beneficio fiscale riconosciuto, però, non sarebbe permanente ma avrebbe una durata limitata nel tempo. Lo sgravio in questione, così come pensato, dovrebbe durare per un massimo di 5 anni, durante i quali – tra l’altro – l’impresa ha l’obbligo di non disinvestire.

Niente è stato detto in merito a possibili limiti di risorse, superati i quali l’incentivo potrebbe non essere riconosciuto. Un problema questo che probabilmente è stato rimandato perché – al momento – gli ostacoli che potrebbero bloccare la mini Ires sono di fatto altri. Non solo, come detto sopra, il Coronavirus potrebbe portare l’Esecutivo a rivedere le priorità ma, qualora l’emergenza dovesse rientrare in tempo, restano comunque da ridiscutere con l’Ue i termini imposti dalle regole sugli aiuti di Stato (che renderebbero impossibile la riduzione dell’Ires così come pensata).