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Fisco, nel mirino gli estratti conto: come procederanno i controlli dell’Agenzia delle Entrate

Dopo i conti correnti, anche le carte di credito finiscono nel mirino del fisco. In questo caso, però, non si tratta di una mossa italiana, ma di un’ipotesi che arriva direttamente dalla Commissione Europea.

La misura, nei piani dei vertici di Bruxelles, dovrebbe servire ad arricchire l’anagrafe dei dati finanziari e tributari a disposizione dei singoli stati europei, grazie alla quale poter prevenire e contrastare l’evasione e l’elusione fiscale. In particolare, il controllo degli estratti conto delle carte di credito aiuterà a fare luce sugli acquisti online e sui flussi di denaro extrafrontalieri tra i Paesi membri dell’Unione. In questo modo, sostengono le autorità comunitarie, sarà possibile contrastare le frodi IVA in ambito e-commerce, che ogni anno “costano” miliardi di euro alle casse dell’erario.

Se la proposta dovesse passare lo scoglio del Parlamento di Strasburgo, gli operatori delle carte di credito dovrebbero inviare gli estratti conto dei loro clienti alle autorità di controllo fiscale dei singoli Stati membri. Queste informazioni, come detto, arricchirebbero l’anagrafe dei dati finanziari e consentirebbero di avere un riscontro più accurato sulle transazioni legate agli acquisti elettronici. Sugli e-commerce, infatti, il 90% dei pagamenti avviene con carta di credito: avendo a disposizione queste informazioni sarà possibile controllare tutte le transazioni e scoprire eventuali truffe transfrontaliere sugli importi IVA.

La proposta, comunque, prevede che non tutte le transazioni finiscano nel cervellone dell’Agenzia delle Entrate. Gli estratti conto che gli operatori dovrebbero inviare sono quelli con più di 25 transazioni nell’arco di un trimestre. Un valore non eccessivamente elevato, ma che metterebbe “al riparo” dalla diffusione dei dati di pagamento tutti quegli utenti e contribuenti che utilizzano raramente la carta di credito.

Secondo i tecnici della Commissione Europea, la misura potrebbe consentire di recuperare fino a 1,2 miliardi di euro di IVA evasa attraverso frodi negli acquisti online. La previsione è contenuta nella proposta realizzata dalla Commissione europea e, sempre nel report, viene evidenziato come i costi per sostenere la misura sarebbero inferiori alle cifre recuperate. Questo potrebbe avvenire, però, solo se la cooperazione fiscale tra i vari Paesi dovesse migliorare: se questo presupposto non dovesse sussistere, i risultati dell’azione potrebbero risentirne pesantemente.