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Restroscena Def: per fare la Flat Tax serve aumento Iva

Se il Consiglio dei ministri che ha licenziato il Def non ha avuto il consueto seguito della conferenza stampa congiunta, è perché la tensione durante la riunione è stata molto alta. In primis fra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e i due vicepremier Di Maio e Salvini, in cui ha finito per prevalere la linea del primo.

Il nodo è stato ed è quello legato alla Flat tax, tema caro in particolare alla Lega e su cui il M5s vorrebbe evitare di derogare alla progressività per non favorire i più ricchi. Ma il problerma vero è che, dopo Quota 100 e Reddito di cittadinanza, risorse per la ‘tassa piatta’ non ce ne sono praticamente più. Ed è su questo che si è consumato lo scontro.

Toni alti
I toni si sono alzati a metà seduta. Salvini: “Io voglio la tassa piatta, aliquota unica, semplificare, lo abbiamo scritto nel Contratto di governo, abbiamo approvato il reddito di cittadinanza, adesso dobbiamo rispettare anche le nostre promesse…”. Gli risponde secco Tria, che pure ha un tono di voce meno squillante: “Va bene, se vuoi l’aliquota unica allora dobbiamo far aumentare l’Iva. Le coperture da qualche parte dobbiamo averle. La coperta è questa e non si può tirare da una parte sola…”. Tocca a Di Maio: “Non se ne parla, io certo non faccio scattare l’aumento dell’Iva per introdurre una flat tax che aiuta solo i ricchi”.

La realtà dei numeri
“Nessun giochino sui numeri” aveva chiarito il ministro Giuseppe Tria pochi giorni fa parlando del Def che stava per arrivare. E così è stato. La crescita nel 2019 sarà dello 0,2% contro l’1% indicato nella legge di Bilancio a fine dicembre. In quello 0,2% ci stanno gli effetti di Reddito di cittadinanza e Quota 100, che dunque impattano sulla crescita molto meno di quei 13 miliardi che sono costate. E ci stanno anche gli effetti “volano” dei due decreti (di cui è ancora ignoto il testo definitivo), noti come “Crescita” e “Sblocca cantieri”: nel Def valgono una crescita pari allo 0,1%.

Salvini e Di Maio provano ad intestarsi il successo di una partita che vede solo sconfitti; infatti dal testo del Def approvato ieri sera spariscono le due aliquote indicate (15% e 20%, che andavano bene a Di Maio) e resta solo la promessa vaga e non circostanziata della tassa piatta. Senza indicazione delle coperture finanziarie necessarie.