Il supply chain finance ha rappresentato uno strumento decisivo di resilienza per il sistema delle imprese in un momento di crisi di liquidità e di fragilità delle filiere del “made in Italy”.
Di fronte a un quadro che registra un aumento del 21% dei pagamenti con ritardi gravi nell'ultimo trimestre del 2020, secondo i dati di Cribis D&B, evidenziando un segnale evidente di possibile sofferenza nei flussi finanziari delle imprese, il supporto finanziario di filiera ha rappresentato un'ancora di salvezza per il sistema industriale.
Il mercato potenziale è stimato dall'Osservatorio Supply chain finance del Politecnico di Milano tra 450 e 490 miliardi di euro per il 2020, con una contrazione tra 15 e 55 miliardi rispetto all'anno precedente, che incorpora un calo complessivo dei fatturati delle imprese italiane fra il 10% e il 12%.
I dati preliminari indicano che il mercato servito da soluzioni di supply chain finance nel 2020 si assesterà intorno ai 120 miliardi di euro, pari al 24-27% del potenziale, con un'evidente crescita delle soluzioni innovative e un brusco calo di quelle tradizionali. Il dato sottolinea contemporaneamente il grande potenziale di sviluppo degli strumenti, soprattutto di quelli più innovativi.
Il 2020 ha registrato infatti un crollo del 33% del tradizionale anticipo fattura, che, scendendo a quota 44 miliardi di euro, perde il primato tra le soluzioni a favore del factoring diretto che segna un ridimensionamento limitato all'8% a 55 miliardi, risentendo del calo dei volumi transati nei mesi di picco della pandemia e la preferenza verso soluzioni più orientate alla filiera.
Crescono per contro le soluzioni innovative, pur partendo da volumi decisamente più contenuti: il reverse factoring, il sistema con cui i fornitori godono del merito creditizio più alto del cliente, balzano del 13% a 7,5 miliardi di euro, il confirming, altro strumento di filiera, guadagna il 7% a 800 milioni, l'invoice trading il 20% a 300 milioni.
Il dynamic discounting, la soluzione tecnologica che permette il pagamento anticipato a fronte di uno sconto da parte del fornitore registra un vero e proprio boom, con una crescita del 500% sia pur a un valore contenuto di 100 milioni.
Secondo le stime, le soluzioni innovative coprono oggi tra il 4 e il 5% del mercato potenziale del supply chain finance del 2020, confermando l'espansione continua negli ultimi anni: rappresentavano meno dell'1% nel 2015.
«Il supply chain finance è oggi sempre più uno strumento manageriale a supporto delle filiere, una leva strategica delle imprese per una migliore gestione del rischio e un aumento della resilienza â afferma Federico Caniato, direttore dell'Osservatorio Supply Chain Finance â. Nella gestione della pandemia, è stato applicato spesso oltre il primo livello di fornitura, dimostrandosi strumento importante per supportare la crisi di liquidità , finanziando anche ordini o scorte. à fondamentale migliorare la sinergia con il processo di gestione del rischio, perché è ancora alto il numero di imprese che lo utilizza esclusivamente per ottimizzare il capitale circolante».
La vendita a credito negli ultimi anni è diventata uno strumento commerciale fondamentale anche a livello internazionale, i cui rischi possono essere mitigati da apposite soluzioni di supply chain finance, sottolinea l'Osservatorio. Ma le imprese italiane le conoscono poco: il 54% delle imprese esportatrici italiane le ignora, il 22% le usa soltanto nel mercato nazionale e solo il 24% le impiega nelle operazioni di export.
Le soluzioni più utilizzate sono quelle tradizionali, come la lettera di credito (50%), l'assicurazione del credito (48%), l'anticipo all'esportazione (44%). Solo il 14% usa spesso il forfaiting, la cessione da un esportatore a un istituto finanziario di titoli di credito commerciali ricevuti da un importatore come pagamento di beni strumenti o servizi), l'8% l'export factoring, il factoring con l'aggiunta della gestione e copertura del rischio sui crediti da export, e il 4% l'invoice trading.