Una tassa Covid urgente, per ripartire. Questa la proposta elaborata da un nutrito gruppo di esperti, intellettuali ed economisti, in tutta Europa, appartenenti a vario titolo al mondo della sinistra, per ricostruire, dopo la durissima crisi che ha piegato i Paesi Ue, costringendoli a realizzare una serie di spese straordinarie per affrontare una situazione sanitaria e sociale gravissima.
La sospensione temporanea dell’applicazione del Patto europeo di stabilità e di crescita ha permesso di aumentare i livelli del deficit senza incorrere nelle sanzioni delle istituzioni europee. “Ma il problema ora è quello di sapere chi pagherà la fattura” scrive il gruppo.
Dopo la proposta di modifica al dl Rilancio di Pd e M5s in Italia, l’idea di fondo degli esperti è la redistribuzione delle ricchezze, e dunque che le grandi fortune e le grandi proprietà siano tassate nell’interesse della collettività, anche perché la crisi del Coronavirus richiede una risposta coordinata a livello internazionale.
Annullamento del debito
Miliardi di euro sono già stati utilizzati, ma ciò finirà probabilmente con l’aumentare un debito che non potrà essere assorbito dagli Stati e ostacolerà la loro capacità di affrontare questa situazione. Per questo i firmatari della proposta ritengono cruciale che la Banca centrale europea (BCE) annulli tutti i debiti degli Stati membri per lottare contro le cause e gli effetti della pandemia o, in difetto, li trasformi in “debito permanente”, senza nessun rapporto con gli attuali bilanci.
Intanto, propongono una sospensione unilaterale dei pagamenti del debito, accompagnata dalla realizzazione di un auditing cittadino, con la prospettiva dell’annullamento della parte illegittima del debito.
Lotta ai paradisi fiscali
È necessario aiutare le imprese europee ad affrontare la crisi, e per farlo serve sospendere qualsiasi aiuto alle imprese la cui sede, società madre o filiale, si trovi in un paradiso fiscale o le cui formule giuridiche e fiscali abbiano come vero fine quello di favorire l’evasione ed il dumping fiscale. Così come servono sanzioni economiche contro quei Paesi che, all’interno o al di fuori della UE, agiscono come paradisi fiscali.
Gli esperti chiedono al Consiglio europeo di applicare delle “Tasse Covid-19” per coprire le attuali necessità economiche. In assenza di un accordo fra tutti gli Stati, la tassa potrebbe essere gestita dai Paesi che decidano di applicarla, senza attendere il consenso dei 27. E se non fosse possibile arrivare ad un accordo fra i diversi governi, un unico governo potrebbe prendere questa decisione.
La proposta
Ecco, in sintesi, cosa propongono:
– contribuire a rispondere ai bisogni sociali più urgenti provocati dalla crisi, con l’obiettivo di assicurare condizioni di vita decenti all’insieme della popolazione
– investire nella sanità pubblica, cercando di rimediare al danno rappresentato dagli anni dei tagli in bilancio. Inoltre, una parte delle entrate sarà dedicata alla creazione ed alla messa in marcia iniziale di un organismo pubblico efficace per coordinare i progetti sanitari e di ricerca scientifica di tutti gli Stati che partecipano all’iniziativa, in una logica di “bene comune”, privilegiando la solidarietà internazionale contro qualsiasi logica di privatizzazione dei futuri vaccini e farmaci per la lotta contro il Covid-19
– contribuire ad un necessario cambiamento del modello di produzione, perché risponda agli obiettivi sociali ed ambientali che la pandemia ha posto in evidenza.
Come funzionerà la tassa Covid
Le quattro modalità di questa imposta d’urgenza saranno:
Chi sono i firmatari in Italia
Tra i primi firmatari italiani della proposta ci sono: Giovanna Vertova, Ricercatrice in Economia politica dell’Università di Bergamo; Franco Turigliatto, ex senatore della Repubblica; Checchino Antonini, giornalista e direttore dell’Anticapitalista; Cristina Quintavalla, comitato per l’abolizione del debito illegittimo CADTM Italy; Eliana Como, direttivo CGIL; Antonio Moscato, storico; Eleonora Forenza ex parlamentare europea; Marco Bersani, Attac Italia.